ARANCIA MECCANICA di Anthony Burgess
(AUDIOLIBRO letto da Marco Cavalcoli)
Oh fratelli miei, che romanzo cinebrivido!!!
Una storia agghiacciante, piena di ultraviolenza.
Alex e i suoi soma, malcichi poco più che quindicenni, trascorrono le notti a gluttare nei bar, a festare bigi martini colpevoli solo di averli incontrati sul loro cammino, presi a calci nelle berte e picchiati a sangue per il solo piacere di vedere un po’ di salsarossa scorrere dalle loro biffe scriccianti…
Ragazzi senza alcun limite morale, convinti di essere padroni del mondo e di potersi prendere tutto ciò che vogliono a suon di festoni tamagni e trucche di questo genere.
Incapaci di innamorarsi, ma sempre pronti a scapricciarsi con il vecchio vaevieni estorto con la forza, ai danni di mammole, quaglie e persino bambine.
Stupratori, ladri, assassini, travestiti da martini di buone maniere (a tratti ho avuto la sensazione di rivedere i due terrificanti “bravi ragazzi” di Funny Games).
Una violenza gratuita, non frutto di un disagio sociale, ma scientemente scelta, cercata e messa in opera.
É lo stesso Alex, il nostro piccolo Alex, il nostro umile narratore rimasto solicello, con la sua ciangotta allegra e il linguaggio da moschetto, a raccontarci la sua storia, la sua dannatissima seigiorni.
E sarà proprio il suo tono scanzonato, la sua gufata e le sue mottate da adolescente, a permetterci in qualche modo di sopportare l’ultraviolenza del suo racconto, ad impedirci di vomitare sulle pagine, o di scaraventare il libro il piu possibile lontano da noi.
Alienazione, nichilismo e delirio sociale.
Alex non è solo anaffettivo, di più… è cattivo, di più… è malvagio, di più… è perduto.
Ma il mondo, il governo in questo caso, con i suoi poldi in camice bianco, aggiunge violenza alla violenza pensando di poterlo “curare”.
“Trattamento di redenzione Ludovico“.
Farmaci nelle vene, fari bloccati con delle graffe, un casco pieno di fili sul planetario, ventose sulla pancia, granfie e patte legati con delle cinghie per immobilizzarlo e obbligarlo a locchiare filmati orrorifici, snicchiare il suo amato Beethoven, e tutta quella sguana lì.
Alex diventerà un malcico un piccolopoco buono ed educato?
Forse.
Ma il punto è che se togli ad un uomo il libero arbitrio, gli togli l’essenza stessa dell’essere uomo.
É questo ciò che Burgess vuole dirci attraverso questa storia pazzesca.
La libertà di scelta è quanto di più prezioso esista e neanche l’ipotetica abolizione della violenza può essere auspicabile se questo cambiamento non è frutto di una maturazione o decisione volontaria.
Il “condizionamento” come cura della malvagità darebbe vita ad una società utopica di esseri mansueti, ma non umani e comunque “malati” nell’anima, impossibilitati a crescere, maturare e migliorare.
Linguaggio sperimentale e geniale
Nello scrivere questo commento ho voluto usare alcune parole della straordinaria lingua inventata da Burgess (e magistralmente tradotta da Floriana Bossi!!!), perché, una volta letto il libro (io l’ho ascoltato), è difficile staccarsi da quel gergo, come se questa storia possa esistere soltanto all’interno di questo linguaggio, dentro queste parole apparentemente senza senso che, pagina dopo pagina, creano un mondo di significati che non esistono fuori da lì.
É difficile da spiegare, ma nella mia testa ormai è così, Alex parla solo in quel modo… ho avuto timore anche di vedere il film per paura di non ritrovare gli stessi termini (ci sono, alcuni sono diversi ma ci sono), e di sentirmi tradita da tale trasformazione.
Burgess é stato geniale, semplicemente geniale!
Alex mi ha tirato dentro la sua storia, mi ha chiesto di ascoltarlo, é stato respingente ed ammiccante, e ha fatto in modo che io, lettrice e spettatrice inerme, lo abbia odiato ferocemente e allo stesso tempo abbia empatizzato con lui.
Questo accade solo nei veri capolavori.
“Allora che si fa, eh?”
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“Arancia Meccanica” di Anthony Burgess, Einaudi editore . Un libro tra le mani.