“I sette corvi” di Matteo Strukul: tra stregoneria e vendetta

“Una donna era stata trovata morta. Il corpo ridotto in modo tale da far legittimamente credere che un killer sadico si fosse accanito su di lei.”

Trama

Gennaio 1995. A Rauch, minuscolo paese della Val Ghiaccia, gola sperduta in una delle più remote lande delle Alpi Venete, quasi al confine con il Friuli, viene ritrovato il cadavere della giovane insegnante Nicla Rossi. Il volto, escoriato, è stato privato degli occhi, come se qualcuno glieli avesse strappati. La polizia di Belluno incarica l’ispettrice Zoe Tormen e il medico legale Alvise Stella di recarsi sul luogo, poiché le dinamiche dell’omicidio fanno pensare a un potenziale serial killer. I due non potrebbero essere più diversi: Zoe ha trent’anni, è figlia della montagna e sembra uscita dalla copertina di un disco di musica grunge; Alvise, invece, è un uomo di città, ama i completi, la musica classica e gli scacchi. Anche se i loro mondi sembrano destinati a collidere, dovranno unire le forze, perché nella morte di Nicla niente è come sembra. A Rauch si annida un male profondo che neanche la neve è riuscita a spazzare via; un male che affonda le sue radici nella sete di giustizia e in un’antica leggenda. Il passato è diventato presente e forse non è un caso che proprio Zoe sia giunta a Rauch…

“I sette corvi” di Matteo Strukul: recensione

Con I sette corvi, Matteo Strukul si allontana dal romanzo storico per proporre un horror ambientato tra le montagne venete. La vicenda si svolge nel 1995, a Rauch, un paese isolato dove l’omicidio di una giovane insegnante scuote la comunità. A indagare sono Zoe Tormen, ispettrice dai modi ruvidi e con un passato difficile, e Alvise Stella, medico legale più razionale e metodico. La coppia investigativa funziona, pur con qualche dialogo e interazione che tendono al didascalico.

L’ambientazione è uno degli elementi più riusciti del romanzo: isolata, cupa, pervasa da superstizione e silenzi, richiama in più passaggi il Dracula di Stoker, non tanto per la trama quanto per la sensazione di minaccia latente che impregna il paesaggio. L’autore alterna capitoli più solidi e investigativi a momenti onirici e visionari, che spostano l’asse del racconto in una direzione meno definita e più disturbante.

“In fin dei conti, il corvo era l’uccello del malaugurio, il messaggero di morte, una presenza fatale nella vita dell’uomo“.

Uno dei personaggi secondari, Marco, è uno degli assi su cui si costruisce questa ambiguità: è preda di un delirio o le sue sono vere visioni? La domanda accompagna il lettore fin dall’inizio. A rendere la questione più complessa è la presenza ricorrente dei corvi, animali simbolici che diventano parte del mistero. I richiami al film Gli uccelli di Hitchcock sono naturali soprattutto per chi ha familiarità con un certo immaginario visivo: la minaccia che viene dall’alto, in modo irrazionale e inaspettato.

La scrittura è asciutta e funzionale. Strukul non cerca virtuosismi e mantiene uno stile accessibile. Le incursioni nella musica grunge degli anni ’90 aiutano a contestualizzare e a costruire l’atmosfera. La tensione è ben dosata, e il ritmo resta costante fino alla fine.

Biografia:

È nato a Padova nel 1973. È laureato in Giurisprudenza, dottore di ricerca in Diritto europeo e già membro della Historical Novel Society. Le sue opere sono in corso di pubblicazione in quaranta Paesi e opzionate per il cinema. Per la Newton Compton ha esordito con la saga sui Medici, che comprende Una dinastia al potere (vincitore del Premio Bancarella 2017), Un uomo al potereUna regina al potere e Decadenza di una famiglia. Successivamente ha pubblicato Inquisizione MichelangeloLe sette dinastieLa corona del potere, Dante enigma, Il cimitero di VeneziaIl ponte dei delitti di VeneziaTre insoliti delitti, La cripta di Venezia I sette corvi. Per saperne di più su di lui: matteostrukul.com

“I sette corvi” di Matteo Strukul, Newton Compton editore Pagine 288 _ 9,90 euro. Recensione a cura di Morena Di Giulio per Lib(e)ri di leggere.

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