“Quella carovana per Santa Tecla” di Massimo Conti: recensione libro

La menzogna ingravida bugie su bugie. Le parole fasulle fanno male agli onesti che, spesso, non ne riconoscono subito lo stampo. Le canaglie invece, che annusano il fetore dell’inganno, campano con l’arte del raggiro. La verità alla fine viene a galla. Certo, non sempre si conosce il dritto dal rovescio, il più delle volte la verità viene occultata, insabbiata. E su di essa si montano storie e finanche leggende.

Si architetta tutta la messa in scena per allontanare il sospetto e l’imboccata giusta verso il vero. I segugi della verità però non mollano l’osso, percorrono strade perfino pericolose per trovarla. La verità è certezza. È anche conforto, schiena dritta perché chi dice la verità non ha nulla da temere in coscienza. La verità è soprattutto scomoda, imbarazzante a volte, per questo si cerca di sfilacciarla fino a farla diventare una macchia di fango. Le malelingue, le canaglie, sanno come zozzarla e il sudicio non è detto che venga via.

In Quella carovana per Santa Tecla di Massimo Conti finisci nel disegno di un potente, che aiutato dai suoi sgherri, vuole farsi più ricco sistemando alcune cose che lo lasciano appeso ad un filo. Non tutti sono minchioni, per fortuna. E anche chi gli è stato sempre fedele pensa al proprio tornaconto voltando le spalle alla creanza ed a vossia. Gli onesti, le persone per bene, coraggiose e serie, non si avvedono subito dell’inganno. Portano avanti il compito che gli è stato affidato con minuzia e con ardore. Credono per buone alle parole seguite da una stretta di mano, l’unico vincolo di rispetto per portare a termine un accordo. Bisogna percorrere strade impervie per scoprire la verità e quella carovana per Santa Tecla ne conoscerà gli effetti.

Interessante la storia. Coinvolgente lo stile narrativo. La prosa prende il lettore dall’inizio alla fine. Il racconto è bene costruito e ben calibrato.

“Quella carovana per Santa Tecla” di Massimo Conti, Edizioni Ventura. Dream Book.

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