“La memoria del cielo” di Paola Mastrocola: recensione libro

L’eredità della memoria può essere un grande peso. Non cade come fogli accartocciati da cestinare. Ricordare è un travaglio che porta ad una narrazione emotiva nella quale le cose potrebbero assumere contorni più definiti o più sbiaditi. Andando indietro con la mente ci si riconosce. Si entra nella scia della simbiosi, si cerca il simile per agganciarlo a noi stessi. Scavando tra i pensieri tornano quegli instanti che abbiamo cullato, protetto, quasi fossero gendarmi della salvezza.

Salgano a galla anche quei momenti che ci hanno fatto arrossire per la vergogna e per la rabbia. L’umiliazione di sentirsi inadeguati nelle situazioni e dinanzi ad alcune persone, soprattutto quelle che hanno una bellezza che mette soggezione, riaffiora con una prepotenza che a nulla valgono giustificazioni e tempo passato. Non esistono confini in quello che è stato, che si è vissuto. Può essere aggiunto sempre qualcosa che arricchisce l’eredità della memoria facendo, così, dei salti inimmaginabili perché considerati dei punti neri, fermi. Quando si ricorda si vuole entrare in sintonia con chi ci ha fatto del bene, con chi abbiamo voluto bene. Una sorta di prolungamento di beatitudine. Certo, poi vengono alla luce anche episodi spiacevoli che a nulla serve buttare un velo, tanto tornano quando vogliono. Tua è la scelta di mettere con le spalle al muro, di ordinare qualcosa che hai pensato storto. Per diventare grandi, occorrono i ricordi. Da essi si impara. Si sceglie, si riflette e si costruisce. Sono un quaderno sul quale appuntare note o scrivere storie. Se quest’ultime sono le proprie o quelle di altri poca importa. Finiamo sempre in pezzi che non ci appartengono, che ci hanno sfiorato in quanto l’eredità della memoria si allarga su ogni orizzonte.In La memoria del cielo di Paola Mastrocola entri nell’esistenza di Donata, una bambina che, ormai grande, scava nei ricordi della sua infanzia. Donata è l’ombra di sua madre, sarta. Vorrebbe stare sempre con lei, in cucina. E da lei assorbe i racconti delle due famiglie, la sua del Nord e quella del padre del Sud. La giovane può essersi sbagliata nel rivivere a ritroso alcuni punti della sua vita. I ricordi erano proprio quelli o lei si è lasciata condizionare dalla sublimazione che aveva della madre e della poca accortezza verso il padre? La memoria, portandoci innanzi fatti del passato, potrebbe soccombere alla mistificazione, ad una alterazione della realtà perché si entra in quel viatico simbiotico con qualcuno, la madre nel caso di Donata, che cambia o altera il senso stesso dei ricordi.Il romanzo è meraviglioso. La storia, con il suo spaccato tra Nord e Sud, pennella ogni fessura, ogni virgola, di un racconto intimistico che colpisce per potenza espressiva e capacità strutturale. La prosa è stupenda. La scrittrice ha talento. Non solo è brava, ma traghetta il lettore su ogni singola parola facendolo planare nella beatitudine delle emozioni più belle.

 

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“La memoria del cielo” di Paola Mastrocola, edizioni Rizzoli. Dream Book.

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