“Grammatica di un desiderio” di Vanessa Tonnini: recensione libro

Ogni cosa ha un suo nome, anche più di uno. Se hai familiarità con le parole troverai la via per uscire dagli intoppi, dai guai, dai disguidi, usando i termini che più ti piacciono e che troverai pertinenti. Non è scontato che tu ci riesca perché l’imprevedibilità delle situazioni rompe la certezza degli schemi. Eppure, a volte non sai cosa dire. Finisci nel freddo delle lettere. Ignori il peso delle storie che ti chiamano per farsi conoscere.

La memoria tiene in piedi il silenzio, quando lasci per te quello che non vuoi condividere con nessuno, e l’accudimento di un fatto, che per dargli forza lo sottrai al cimitero dell’indifferenza. Ti rendi conto che non puoi sbarrare il passo ai ricordi. Il passato, pur doloroso o scomodo, serve sempre a qualcosa. Insegna, anche se ne hai paura. E quest’ultima può lievitare dentro di te in modo che resti poco spazio per altro. Serve, la paura. Impari a difenderti, a guardarti attorno, a scrutare gli occhi e le intenzioni della gente. Quando conosci i tagli della tua vita, ognuno ha una sua storia, ti si parano innanzi anche i desideri. Li senti accendersi, all’inizio non sai dargli un nome e confondi anche le parole perché il trambusto emotivo è tale da generare confusione. Non te lo aspetti. Comprendi che con i desideri devi imparare una nuova lingua.

In Grammatica di un desiderio di Vanessa Tonnini conosci una storia fatta di delicatezza, di timore e di vergogna. Quando bisogna nascondersi si sente il peccato addosso. Nicaredda è nato in una famiglia di sei figli, il padre è morto in miniera e la madre conosce doveri e fame. Nicaredda, all’inizio, sente sempre le stesse parole e non avverte la necessità di cercarne altre. Quando però, a tredici anni, viene mandato a lavorare alla solfatara, tutto cambia. Conosce il buio dei cunicoli stretti e il fiato appiccicoso della paura. Conosce anche i corpi dei ragazzi come lui, i muscoli in vista e lo sguardo profondo a cui non occorrono parole. Nicaredda sente nascere dentro di sé qualcosa a cui non sa dare un nome. E’ in miniera che ha a che fare con il desiderio, ma è alle Tremiti, dove il regime fascista manda al confino i dissidenti, che quel desiderio lo trasforma in sentimento.

Il romanzo ha una forza che passa dalle parole alla sostanza dei significati. La storia è così vivida, chiara, che sul volto del lettore si dipingono le emozioni come fossero acqua di cascata. La scrittura è bella, bella.

Vieni a parlare di libri con tutti noi nel gruppo Facebook The Book Advisor

Per altri consigli sui libri da leggere potete ascoltare le audio recensioni di  The BookAdvisor qui.

“Grammatica di un desiderio” di Vanessa Tonnini, edizioni Neri Pozza.  Dream Book.

Exit mobile version