“Alzarsi” di Helga Schubert: recensione libro

Le storie passano da fili che si intrecciano ad altri. Creano una matassa di episodi, di fatti, che fioriscono nei ricordi o appassiscono nella dimenticanza. Le storie ci appartengono, parlano di noi. Si frantumano perdendo dignità quasi fossero colpe da nascondere. Ogni storia ha un suo percorso e un suo significato. Se ne trovano pezzi negli occhi di coloro che si lasciano andare come carichi pesanti da portare addosso.

Fanno rumore, le storie. Partoriscono emozioni, demoliscono certezze, grattano il fondo dell’ardore per conquistare un posto sicuro nella vita. Ci sono storie che si lasciano andare, annegare nei miasmi dei cambiamenti. Per farsi ricordare devono avere la tempra dei caratteri forti. Devono saper dire qualcosa, laaciare il segno, la memoria, altrimenti si fanno cenere. Esse sono uniche, irripetibili. Mischiarle ad altre può anche essere un bene. Salteranno agli occhi quelle dai toni decisi e non ha importanza se belle o brutte. C’è sempre qualcosa da imparare. Tutto dipende dalla prospettiva di credere, oppure no, nell’insegnamento dei fatti, dell’esperienza, che appartengono a tutti. Le storie sono una mappa, il tracciato si segna camminando, vivendo. Molte cose possono andare storte ed altre bene. Ci si deve alzare comunque: dalle cadute, dai successi. Rimettere i piedi per terra, un passo dopo l’altro, porta alla narrazione della propria identità. E solo le storie possono accentuarla o sbiadirla.In Alzarsi di Helga Schubert conosci la vita della scrittrice. Lei si lascia andare ai ricordi di un’esistenza che ha visto la seconda guerra mondiale, la Berlino occupata, la caduta del Muro. Apre anche un ampio affaccio sulla sua famiglia, sulle assenze, sugli affetti, sull’importanza della scrittura come affermazione della propria persona.Il romanzo è toccante. La prosa è dolce, delicata. La narrazione è una totale conquista. 

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“Alzarsi” di Helga Schubert, edizioni Fazi Editore Dream Book.

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