“Cedri e Balene dell’Atlante” di Amale Samie: recensione libro

Tra equilibrio e disequilibrio, tra quietudine e inquietudine: è questo l’umore dei protagonisti di questa interessante opera prima dello scrittore e giornalista marocchino Amale Samie dal titolo “Cedri e Balene dell’Atlante”.

Nella imprecisata città di F., in Marocco, si svolgono le storie di Hamid, Réda, Nabila e Brigitte, “cedri e balene dell’Atlante”

Siamo nella città di F. – imprecisata –, ma certamente situata in Marocco tra l’Oceano Atlantico, al di là del quale, con un po’ di immaginazione, si può scorgere New York, il Messico, la Bolivia, e il monte Toubkal, la montagna più alta del Marocco (4167 m.), della catena montuosa dell’Atlante e di tutto il Nord Africa.

In questo territorio, dai toni caldi e freddi, come gli sbalzi di temperatura tra il giorno e la notte, o come le più belle rappresentazioni artistiche rintracciabili nei lavori e negli schizzi di Eugène Delacroix, dominato dall’Atlante, si svolgono le vite di quattro amici: Hamid, il vero protagonista e il nostro prezioso narratore, Réda, migliore amico di Hamid, Nabila, cugina di Réda e follemente amata da Hamid, e Brigitte, che tornerà dalla Francia perché, lì, la vita è deprimente.

Ciascuno di loro è depositario di una storia infelice che lo ha affranto

Ognuno di loro è, in un qualche modo, depositario di una storia infelice che lo ha affranto, lo ha vinto, lo ha indotto a credere che il futuro che gli si prospetta non potrà che essere scuro. Così, a Hamid, sposato con Edith, che tuttavia non sopporta più – il primo capitolo del libro a tal riguardo è assolutamente esplicativo, forte, tale che colpisce per l’energia con cui ciò viene detto –, gli viene rimproverato proprio da lei di essere un poeta o uno scrittore che vale poco, sebbene questa sia l’aspirazione di Hamid, quella di essere un poeta o uno scrittore; anzi, di più, Edith sostiene con decisione che è un semplice alcolista fallito.

Réda, al quale è stato permesso da parte della famiglia di studiare, consentendogli anche di andare in Spagna per frequentare l’Università, che ha lasciato per noia, sembra vivere una vita indeterminata, come accade anche per gli altri tre amici, priva di una direzione, sprovvista di una progettualità, che con difficoltà pare consentire a Réda (e agli altri) di definirsi, di chiarire a sé stesso chi è esattamente.

Nabila, con un passato infelice e una situazione familiare attuale che ancora le fa pesare un fatto che è considerato da loro reprobo, viene mandata a F. per redimersi. Nella sua storia e grazie alla sua storia si palesa e si concretizza lo scontro tra generazioni diverse, che passa anche attraverso differenti idee e visioni: quelle più tradizionali dei genitori e della famiglia di Nabila e quelle più moderne di Nabila e Réda. Due mondi diversi, dunque, due anime distinte e ciononostante compresenti del Marocco.

E infine Brigitte. Di ritorno dalla Francia, dopo un anno passato da inetta dopo la morte del suo fidanzato – un drogato sfruttatore –, giunge in Marocco per respirare vita, anche se, pure per lei, la strada da intraprendere, il futuro da perseguire è incerto.

I protagonisti di “Cedri e Balene dell’Atlante” hanno vissuto una “perdita dell’orientamento identitario”

Amale Samie
(Fonte: www.maroc-hebdo.press.ma)

Questi quattro amici, che con l’alcol cercano di allontanare gli spettri di una vita infelice, grama, intollerabile e inaccettabile, sono colpiti da una “perdita dell’orientamento identitario”. Hanno perso l’orientamento e non sanno chi sono davvero. Come le balene arenate sulla spiaggia, come dice Réda, quando qualche meccanismo nel loro cervello si rompe.

Non sono, al contrario, dei cedri, forti e robusti nonché maestosi alberi che crescono ritti, impettiti, fieri del successo che hanno ottenuto, sicuri di sé, sicuri di chi sono.

Aleggia un’aura di incompletezza e inconcludenza sulle vite dei protagonisti del romanzo di Amale Samie

Si percepisce aleggiare un’aura di incompletezza e inconcludenza sulle vite di Hamid, Réda, Nabila e Brigitte, che lascia spiazzati.

In fin dei conti, come accade a tutti noi del resto a un certo punto, in questo romanzo, i quattro amici sono in balìa di un movimento oscillatorio, pendolare, ondivago che sembra non risolversi mai tra l’essere balene arenate sulla spiaggia e il diventare cedri forti e fieri, in quel territorio tutto particolare deliziosamente incastonato tra le montagne dell’Atlante e l’Oceano Atlantico che è il Marocco.

Ecco, essi sono, seppur mai risolvendosi definitivamente, i cedri e le balene dell’Atlante.

 

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“Cedri e Balene dell’Atlante” di Amalie Samie, edizioni Barbès Editore. A voice from apart.

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