La casa di Alberto Moravia a Fregene

La casa di Alberto Moravia a Fregene fu progettata da Maurizio Aymonino dopo l’alluvione del 1965, e fu successivamente abitata dall’autore romano prima di essere trasformata in un set d’eccezione per film cult.

La villa nasce, con ogni evidenza, in un punto cardine del territorio: è incastonata sulla riva del fiume Arrone, ultima guardiana della Fregene città, poco prima della lunga distesa rurale che precede Passoscuro. Moravia nel 1955 rilevò la concessione demaniale di una delle casette del Villaggio dei Pescatori, successivamente distrutta dalla brutale alluvione del 1965. Fu in quel momento che lo scrittore manifestò la volontà di ricostruire la struttura – su progetto di Maurizio Aymonino – esattamente nella posizione originale, ignorando totalmente la proposta avanzata dalla Capitaneria di Porto che prevedeva di allontanare la costruzione dal letto del fiume.

Fonte: elledecor

La casa di Alberto Moravia a Fregene oggi

Sul sito del Comune di Fiumicino si legge questa descrizione:

Ricostruita nel 1966, dopo che una piena dell’Arrone aveva distrutto la precedente costruzione, la casa rifugio di Moravia, progettata da Maurizio Aymonino rappresenta un caso unico a Fregene, per il singolare rapporto che la costruzione stabilisce con la natura circostante. Un piccolo volume cubico, nella migliore tradizione moderna, collocato a fianco dell’Arrone, quasi come una palafitta.

L’ ex casa di Alberto Moravia è attualmente di proprietà di Gianfilippo e Giuliana Lippi proprietari modello che dopo averla ereditata continuano a prendersene cura e a difenderla. Moravia nel ’55 rilevò la concessione demaniale della casetta edificata sulle rive dell’Arrone al villaggio dei pescatori e, dopo l’alluvione del ‘65 che la distrusse completamente, la ricostruì ex novo grazie all’aiuto nella progettazione dell’architetto Maurizio Aymonino. Si decise di realizzarla sostenendo le fondamenta su piloni di cemento armato profondi 10 metri.

Lo scrittore aveva eletto questo rifugio“luogo dell’anima” e si ritrovava lì a volte con i suoi amici più carì. Fra loro c’era una coppia di pittori, Enzo Brunori e la compagna Vittoria Lippi, ai quali nel ’73 Moravia decise di vendere la casa. La costruzione è rimasta sostanzialmente uguale sino ad oggi ed è riuscita a resistere bene alla piena dell’Arrone del ’76 grazie proprio ai pilastri sotterranei così solidi. La villa si presenta su due piani distinti ed è stata arredata da Giuliana Lippi Boncampi, architetto d’interni, che ha voluto usare materiali semplici, poveri e colori che richiamano lo splendido scenario che si può osservare dall’alba al tramonto dalle finestre.

Ex Villa Moravia non è più solo una casa privata è diventata un simbolo che rievoca, materializza ed esprime il genius loci (lo spirito del luogo) del villaggio dei pescatori la sua essenza profonda e ultima che sembra ormai retaggio d altri tempi. La vita dura della gente di mare che lotta, resiste e soppravvive alle difficoltà, alle intemperie e alle avversità con la semplice determinazione che a volte solo i forti e gli umili hanno. L’attività e l’intervento umano in relazione ai luoghi vengono considerati tanto più azzeccati quanto più riescono a identificare il carattere essenziale del luogo e a creare ambienti umani che siano in sintonia con esso. Ecco Moravia seppe accettare la sfida del genius loci e la sua casa edificata proprio lì sull’argine dell’Arrone la interpreta magnificamente.

La casa di Alberto Moravia a Fregene negli anni ’60.


Si narra che la capitaneria di porto, dopo che la casa dello scrittore fu distrutta dalla piena nel ’65, gli propose di ricostruirla più lontano dal letto del fiume, per sicurezza, ma egli rifiutò e preferì rinforzarne le radici profonde dentro la terra e la sabbia ed è così che questa spartana dimora è soppravvissuta ai vari eventi, in stretta simbiosi con le forze della natura circostante di cui gioisce e ne accetta i rischi. Oggi, come abbiamo accennato in apertura, la ex villa Moravia non corre pericolo di cadere fra le grinfie di gretti speculatori o di essere vittima della noncuranza o del disinteresse dei nostri amministratori, sia perchè fortemente amata dai suoi proprietari sia perchè situata su terreno demaniale in zona a rischio dissesto idro-geologico.

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