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“La mano” di Georges Simenon: recensione libro

Una porta si apre, un uomo fissa l’abisso, e l’abisso inghiotte un uomo. E poco importa che il piede dell’uomo si sia fermato prima di varcare la soglia. Un’altra porta sbatte sferzata dal vento e, come tamburo, chiama un uomo alla battaglia per riprendersi la vita. E poco importa che un’altra vita valga appena mezzo pacchetto di sigarette e il tempo di fumarlo.

Facile condannare Donald Dodd, ma attenzione perché in questo “roman dur”, ambientato tra il Connetticut e New York e appena pubblicato in Italia da Adelphi, il grande Georges vi prenderà per mano e vi piazzerà davanti a uno specchio a fare i conti con un “voi” che non conoscete o che fate finta di non conoscere. A fare i conti con le cicatrici lasciate dall’arroganza altrui e dalla vostra remissività. Certo, magari non siete stati calpestati da uno dei Ray di questo mondo, magari siete dei Ray che si prendono quello che vogliono come nelle pubblicità dei dopobarba, ma anche i Ray trovano dei Ray sulla loro strada, e anche i Ray, a volte, si perdono per strada.

La discesa nell’abisso in questo romanzo americano è lenta, inesorabile e percorsa con una sorta di catartica accettazione, forse innescata dalla “mediocritas” tutt’altro che “aurea” di un padre imbalsamato in un giornale di provincia buono solo più per i necrologi. Il peso specifico del destino si avverte fin dalle prime pagine, e a incarnarlo saranno due donne: una stringe la gola di questo grigio avvocato di provincia da diciassette anni con la forza ferrea di uno sguardo comprensivo e indulgente, l’atra lo guiderà verso la sensualità della trasgressione.

Ma torniamo alle Porte.

Le Porte sono pericolose, gli anglosassoni campano da tempo con le “sliding doors”, gli europei le vagheggiano e un belga avvisa del pericolo. E visto che poi qualcuno mi chiederà perplesso “ma le è piaciuto?”, mi tocca fare l’antipatico e rispondere a domanda con una domanda: ma secondo lei potrebbe non essermi piaciuto un romanzo in cui l’approfondimento psicologico del protagonista raggiunge profondità da batiscafo con la leggerezza di un aliante?

Ora, la mia similitudine è orrenda ma questo romanzo è un romanzo meraviglioso.

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“La mano” di Georges Simenon, Adelphi Edizioni. I libri di Riccardo

Riccardo Gavioso

Nasce a Torino nel 1959, dove si laurea in Giurisprudenza. Ma ormai incerto su chi fossero i buoni e i cattivi, e pur ritenendo il baratto una forma di scambio decisamente più evoluta del commercio, da allora è costretto a occuparsi di quest’ultimo. Inevitabile, quindi, che l’alienazione professionale lo spinga tra le braccia di una penna e che la relazione, pur tra alti e bassi, si protragga per diversi anni. Poi, deluso in egual misura da quel che si pubblica e da quel che non si pubblica, smette di scrivere narrativa e si occupa di giornalismo collaborando con diverse testate di rilievo e creando un blog che arriva a incuriosire diecimila lettori al giorno. Torna alla narrativa con Arpeggio Libero con cui pubblica attualmente. Ha ottenuto diversi riconoscimenti per i suoi racconti. Nel 1997 è stato finalista al Premio Internazionale di Narrativa “ Il Prione ”.

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