Un libro tra le mani

“Ho amato anche la terra” di Maura Chiulli, recensione: Un libro tra le mani

Prima di leggere “HO AMATO ANCHE LA TERRA” o un altro libro di Maura Chiulli devi essere preparato all’idea che non sarà solamente una “lettura“, le sue parole sono un’esperienza sensoriale: si poggiano sulla pelle e lentamente penetrano attraverso i pori fino ad entrare in circolo e, una volta dentro, si irradiano in tutto il corpo… cuore, cervello, nervi, muscoli… lasciandoti dolcemente stremata.

“C’è un posto dentro me in cui vive e non cresce una bambina infelice.”

Si potrebbe dire che questo sia un romanzo sulla bulimia/anoressia, ma è molto di più.
È un romanzo che parla di corpi sì, ma soprattutto di mancanze.
Mancanze che diventano distanze (necessarie per non farsi trovare e toccare dal mondo), e più le distanze aumentano più ci si sente protetti, al sicuro nell’unico luogo da cui non si può fuggire, il corpo, imprigionati nel suo spazio rassicurante e crudele.
Spazio che può diventare asfissiante.

“Che ti manca? […] L’amore, tra tutte le mancanze, è quella che di più risuona nel petto, dove tutto rimbomba, tutto stordisce.”

Ogni volta che uccidiamo un desiderio, un sogno, ogni volta che rinunciamo “ad essere” in nome di quello che gli altri vogliono da noi, il nostro corpo parla, urla, si dispera, e si trasforma.

Il corpo è linguaggio, è pensiero… prima ancora di essere carne.

In questa storia il corpo si difende dal dolore, si fa enorme e voluminoso quando deve sostenere il peso di pensieri pesanti, troppo ingombranti per essere accolti senza una fortezza di grasso in grado di sopportarli, senza la distanza di un muro di biscotti dispari e di solitudine, oppure diventa appuntito, pelle e ossa, quando deve urlare, mostrare le spine per allontanare tutto e tutti per paura di essere ferito.

“Nessuno sa che significa prendere a morsi il dolore, cercare di vincerlo a colpi di mascella e non poter smettere, perché se ti fermi ricominci a sentirlo e il dolore vince e ti ammazza.”

Mangiare per zittire le voci interiori, per coprire i ricordi e la nostalgia. Ingoiare, riempire e tappare.
Ospitare dentro di sé chili e chili di sofferenza, nella speranza di ingoiare il mondo intero e sentirlo proprio, almeno un po’.
Oppure rinunciare, rinunciare ogni giorno a qualcosa e sentirsi forti, perché magro è bello, magro è desiderio, magro è potere.

“In ogni piccolo boccone dolce che mando giù, chiudo il segreto del mio male, il bacio che non tornerà, la vita che non vivrò.
Sono enorme, slabbrata, la mia pelle è piena di buchi, il mio grasso è la parete insonorizzata, la barriera.
Dentro di me, così come sono diventata, il mondo impiega molto tempo per entrare e ferire. Cambio forma e divento un’altra donna, difficile da trovare sotto la carne.”

Ma quando tocchi il fondo, quando credi di aver perso tutto, anche te stessa, ecco che la vita si manifesta, ti raccoglie e ti fa rifiorire.
Quindi sopra ogni cosa, questa è una storia di rinascita. E di ritorni. Perché non è mai troppo tardi per tornare a desiderare, per imparare nuovi alfabeti e provare a spiccare il volo.

In queste pagine non c’è la mia storia, non c’è il mio corpo, ma ci sono dinamiche universali che ci coinvolgono tutti, ci sono i corpi che vivono, parlano, abbracciano, soffrono, c’è il peso dell’infelicità.
C’è dolore e salvezza.
Ci siamo noi.

“Ho amato anche la terra” di Maura Chiulli, Hacca edizioni. Un libro tra le mani.

Antonella Russi

Nata a Taranto, classe '76. Lettrice per passione, da sempre.

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