A voice from apart

“Magic fish. Le storie del pesce magico” di Trung Le Nguyen: recensione libro

Trovare un equilibrio… È quanto, in fondo, m’è parso cerchino i protagonisti – Helen e Tiến, madre e figlio – di questa «piccola storia» commovente raccontata nella graphic novel “Magic fish. Le storie del pesce magico” dell’artista vietnamita-americano Trung Le Nguyen.

La trama di “Magic fish. Le storie del pesce magico” di Trung Le Nguyen ruota attorno a un’incomunicabilità che insidia l’equilibrio familiare

Al centro della storia, che si dipana in tre tempi differenti (il passato, il presente e il tempo-non-tempo della fiaba), scanditi da tavole con cromie diverse, c’è una famiglia di rifugiati vietnamiti, di cui Tiến rappresenta la seconda generazione, che ha trovato negli Stati Uniti la propria nuova casa. La forte unione tra tutti i membri della famiglia, che si rispecchia per esempio nel momento di intimità familiare dato dal ritrovarsi per leggere, la sera, fiabe raccontate, con alternanza, dalle voci di Tiến e Helen, soffre tuttavia di aspetti di incomunicabilità legati alla lingua e alla mancata conoscenza di termini con cui dire, per mezzo di essa, ciò che si vorrebbe dire. A tal proposito, è proprio Helen che, all’inizio, rivolgendosi al figlio, afferma: «Non c’è equilibrio! Tu parli quasi sempre in inglese, mentre io parlo quasi sempre in vietnamita».

Il dis-equilibrio di Helen…

Ma il dis-equilibrio che coinvolge la coppia madre-figlio è dettato anche da altro: Helen, infatti, è impegnata a cercar di capire sé stessa, di trovare un equilibrio in sé, tra il suo passato e il suo presente, preoccupata inoltre che Tiến possa non trovare in lei una figura con la quale aprirsi; in un’occasione avrà modo di dire: «Il mio sé del passato e quello presente parlano due lingue diverse. Mi sembra di essere morta su quella barca. E di essere ancora bloccata nel mezzo dell’oceano. Lontano da mia madre… e lontano da mio figlio. Ho paura che Tiến pensi di non potermi parlare. Sa che veniamo da due parti diverse del mondo».

…e il dis-equilibrio di Tiến

Tiến, del resto, è non solo impegnato a cercar di capire sé stesso, ma è impegnato, soprattutto, a trovare un modo per comunicare alla mamma chi è e ciò che prova, non conoscendo però le parole in vietnamita per farlo, per raccontarle del fatto che è gay, preoccupato, inoltre, dalla reazione che i suoi genitori potrebbero avere a seguito di questa notizia, come chi si è trovato nella posizione di Tiến può facilmente immaginare.  

In “Magic fish. Le storie del pesce magico” le fiabe si mostrano capaci di adattarsi alle nuove case

Trung Le Nguyen
(Fonte: www.chiamamicitta.it)

Le fiabe divengono allora gli strumenti che forniscono un terreno comune ai due, consentendo loro di poter comunicare ciò che vorrebbero dirsi. Le fiabe sono d’altronde sempre capaci di adattarsi alle nuove case; fanno dono di un posto comune e sicuro in cui ritrovarsi allorquando ci si sente persi: nella possibilità insita in loro di accogliere elementi locali, se non proprio individuali, presenti, sono in grado di accogliere parti di sé stessi che permettono di creare o rafforzare legami con la persona con la quale si sta condividendo la storia e, una volta condivisala, quella storia ha il potere di diventare dell’uno e dell’altra, di diventare loro.

A tal riguardo, lo stesso Le Nguyen racconta: «Mi piacevano in particolare le fiabe illustrate perché ogni tanto i miei genitori mi leggevano una storia e poi dicevano che erano cresciuti con un racconto molto simile. Mi sono innamorato dell’idea che le storie potessero avere luoghi di origine e una propria discendenza, in maniera non dissimile a quello che accade a una persona. Una fiaba poteva spostarsi da una regione all’altra e cambiare vestiti. Poteva adottare le usanze e le credenze della nuova casa e conservare ancora gran parte della propria origine. L’idea che una storia si modificasse per adattarsi a una nuova casa era così piena di speranze per un bambino immigrato allevato sapendo che lui e i genitori non venivano dagli stessi posti».

La graphic novel di Trung Le Nguyen ci insegna come le fiabe possano venirci in soccorso per creare o rafforzare legami tra le persone e, dunque, nuovi equilibri fra loro.

Ed è proprio attraverso le fiabe narrate che «la piccola storia di un ragazzino e di una madre che cercano di capire come esprimere l’amore senza il beneficio di un vernacolo adeguato» si sviluppa e mano a mano un equilibrio nuovo tra di loro, più forte, prende forma.

“Magic fish. Le storie del pesce magico” racconta dunque una storia semplice, priva di forme di spettacolarizzazione a cui i temi in essa contenuti avrebbero potuto facilmente dare origine, e cerca di analizzare invece «come le storie possano servire come fuga e àncora nelle nostre vite reali, e forse, almeno in un racconto, spostare l’attenzione dalla gravità dell’emarginazione per raccontare la storia di uno dei piccoli pezzi che ruota attorno a essa». Questa splendida graphic novel mi sembra si possa dire che ci insegni che, per trovare la strada quando si è persi, per trovare modi di raccontare, in assenza di esatti termini per farlo, ciò che non riusciamo a esprimere in altro modo, ciò che non possiamo tacere, ecco che le fiabe possono venirci in soccorso, possono fornirci un mezzo per costruire ponti che creano o rafforzano legami tra persone e, così facendo, rinnovati equilibri fra loro.

 

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“Magic fish. Le storie del pesce magico” di Trung Le Nguyen, edizioni Tunué Editore. A voice from apart.

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