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“La portalettere” di Francesca Giannone: recensione libro

“La portalettere” di Francesca Giannone è il romanzo che più ho amato tra le letture del 2023. Un libro colmo di dolcezza, di emozioni palpitanti, di rivoluzione, di personaggi femminili molto diversi tra loro ma ugualmente portatori di messaggi importanti. Una storia che l’autrice racconta meravigliosamente bene, attraverso una scrittura scorrevole, viva, mai scontata.

Anna, la protagonista del romanzo, mi ha ricordato, a tratti, Delia del film “C’è ancora domani” di Paola Cortellesi. Storie diversissime tra loro, nessun marito violento e nessuna sottomissione a un regime patriarcale per Anna, piuttosto la stessa volontà di cambiare le cose, di lottare in nome e per le donne, di farsi parte attiva nella storia cambiandola, anche attraverso un gesto importante e decisivo come quello di entrare in un seggio e di votare.

Nel giugno del 1934 a Lizzanello, paesino pugliese, dalla corriera giunta nella piazza principale, scende una coppia: Carlo e Anna. Egli è felicissimo di essere tornato nella sua terra d’origine mentre la donna, ligure, è preoccupata per ciò che l’attende in quel borgo di poche case e altrettante anime.

Anna, però, non si perde d’animo. Innamorata del marito, fiera di sé, decisa, istruita, capisce ben presto che il paese farà fatica ad accettarla, considerandola, anche dopo tanti anni, quella venuta dal Nord, “la forestiera”. Eppure riuscirà ad aprirsi un varco nei cuori e nelle menti ostili degli abitanti di Lizzanello. L’occasione le viene data da un concorso delle Poste a cui decide di partecipare contro il parere di tutti, anche dello stesso marito, e che le permetterà di diventare la prima portalettere del paese. Negli anni, percorrerà chilometri, a piedi e in bicicletta, per consegnare lettere e cartoline, divenendo un filo invisibile a unire i paesani del piccolo borgo. Amori segreti, conflitti familiari, missive dal fronte di guerra. Tutto passerà tra le sue mani, portando il cambiamento a Lizzanello. Quel cambiamento che nessuno avrebbe mai immaginato possibile.

Le voci del romanzo “La portalettere” di Francesca Giannone

Attorno alla figura della protagonista principale ruotano diversi personaggi, maschili e femminili, che arricchiscono il romanzo di interessanti punti su cui riflettere.

Le figure maschili predominanti sono quelle di Carlo, marito di Anna, e di Antonio, fratello di Carlo. Due fratelli inseparabili, solidali l’uno con l’altro, uniti dall’amore per la propria terra e da un affetto profondo e inossidabile. A unirli, però, sarà anche il beffardo destino di amare la stessa donna.

Antonio di femmine così non ne aveva viste mai. Era stato come uno schiaffo, che l’aveva lasciato stordito. Quegli occhi verdi… il naso dritto e fiero, da statua greca, e così il portamento, solido e sicuro… le mani curate, lisce, morbide solo a guardarle.

Sono le donne, però, che mi hanno regalato sensazioni intense e diversificate.

Anna è forte, sicura di sé, ha studiato e legge tanti libri (passione che condivide con Antonio). Non ha paura di apparire diversa, come ella stessa afferma. La sua determinazione e la sua consapevolezza ci restituiscono un volto di donna non comune per il periodo in cui è ambientata la vicenda. In quegli anni, la maggior parte delle donne è ancora sottomessa all’uomo, fa fatica a farsi rispettare, spesso non lavora ma soprattutto non ricopre “ruoli maschili”. Anna va contro corrente, il suo impiego da portalettere porta scompiglio in famiglia e nel paese. La stessa cognata, Agata, inorridisce alla notizia del suo desiderio di partecipare al concorso. E imprime, nella figlia Lorenza, la convinzione che una donna sia completa solo con un marito.

E così Lorenza sogna un principe che la salvi mentre la zia, con la quale instaurerà un rapporto molto profondo di amicizia e, più tardi, di vera e propria alleanza, le fa notare che c’è una sola persona che può salvarla.

Sei tu. Solo tu puoi salvare te stessa. Non c’è principe che tenga, credimi.

E poi c’è Giovanna: una vita trascorsa ad attendere il suo innamorato per poi trovarsi a raccogliere i cocci di un amore che tutto è fuorché amore. Una donna violata, emarginata che riesce a risollevarsi grazie all’appoggio e alla sensibilità di Anna.

Nel romanzo si odono ancora le voci, apparentemente di minor tono, di Carmela, di Daniele, di Roberto, di don Ciccio, delle donne dell’ufficio postale. Voci che impreziosiscono la storia di tasselli importanti. E poi c’è la voce dell’intero paese, della gente che mormora e si ostina a rimanere chiusa nella propria ignoranza e nella propria cecità. Ogni vita, nascosta tra le righe, ha una sua piccola storia da narrare. Le stesse lettere, consegnate alla profumiera e all’uomo del tabacco, sono viuzze in cui si dirama il grande sentiero della trama, all’apparenza insignificanti se ci si limita a leggere solo le parole scritte trascurando il non detto.

“La portalettere” di Francesca Giannone è una storia di famiglia, di amore e di ribellione, di caparbietà e di cambiamento. Una storia che ho letto con grande partecipazione, avvertendo un coinvolgimento straordinario. È un romanzo che, dopo aver girato l’ultima pagina, ho tenuto ancora per molti giorni sul comodino prima di riporlo in libreria. Ho desiderato che le parole, i fatti e le sensazioni provate sedimentassero dentro di me, per poterne scrivere con lucidità e rinnovata emozione.

Francesca Giannone, pugliese, si è laureata in Scienze della Comunicazione e ha studiato al Centro Sperimentale di Cinematografia. Ha pubblicato vari racconti su riviste letterarie, sia cartacee sia on line. Oltre la scrittura, coltiva un’altra grande passione: la pittura.

 

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“La portalettere” di Francesca Giannone, Editrice Nord  Vivere leggendo

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