La salute mentale in tre libri

Quando gli scrittori narrano di storie non vissute rischiano sempre di cadere nella banalità e nell’ovvio. Soprattutto se il tema centrale è la salute mentale, i manicomi e il più contemporaneo t.s.o.

Tre libri dalla copertina che va dal giallo all’arancione, come ad indicare un pericolo.
Affrontiamo oggi tre autori, tre libri, la salute mentale

Daniele Germani – Come eliminare la polvere e altri brutti pensieri

All’improvviso eravamo liberi. Già. Ma liberi da cosa? Noi avevamo solo bisogno di non dormire nella nostra merda, di avere qualche medicina agli orari giusti, di non venire picchiati per qualsiasi cosa. Non avevamo bisogno di essere liberi. Avevamo bisogno di essere curati. Loro dicono liberi, ma oggi io dico abbandonati.

Tre personaggi che si presentano come possono, con le loro fragilità che odora di gelsomino. Daniele Germani scrive un romanzo – pubblicato da Edizioni Spartaco – che, secondo le riflessioni di Byung-Chul Han, rispecchia i canoni dell’erotismo e della seduzione.

La salute mentale è qui raccontata con delicatezza, come fosse un vetro che si incrina, pagina dopo pagina. Il lettore non riesce a chiudere il romanzo, c’è necessità di arrivare fino in fondo. Il problema è che poi se ne esce frastornati, straniti e con un enorme peso sullo stomaco.

Non si fa mostra di alcun tripudio di follia. Daniele Germani lascia un velo sulla storia. Un colore bianco che richiama alla mente la neve d’inverno.

Roberto Addeo – T.S.O.

Alla vita non chiedevo opportunità, ma tregua, una cessazione momentanea di attenzioni negative e basta, e, soprattutto i romanzi, mi permettevano di staccare la spina come nessun’altra cosa in questa terra, Mi toccava leggere per ambire alla respirazione completa.

Un romanzo da concludere e dunque non mi sbilancio. Una storia in prima persona che strappa anche qualche sorriso e un poveraccio tutte a lui!

Ensemble propone una copertina che non richiama alla malattia mentale quanto piuttosto alle debolezze dell’uomo contemporaneo. Debolezze mentali che ci spingono verso l’autodistruzione, come lo stesso Roberto Addeo dichiara fra le pagine.

La salute mentale è qui un quasi lontano ricordo. Si chiede aiuto, nel libro. SI chiede sostegno per non lasciar cadere le ultime briciole di dignità. Ma non sente nessuno, l’ecosistema che circonda la storia di questo uomo sembra essere sorda. Oppure è solo abituata all’autolesionismo di questo ragazzo.

Nellie Bly – Dieci giorni in manicomio

La più grande consolazione ottenuta dalla mia missione è che, a seguito della mia testimonianza, la commissione destinò 1.000.000 di dollari – più di quanto mai fosse stato stanziato – alla cura dei malati di mente.

Nellie Bly è lo pseudonimo di Elizabeth Jane Cochran ed è colei che si è fatta internare per dieci giorni, nel 1887, per raccontare la vita dietro le mura dei manicomi.

Un diario dettagliato che esamina non solo la struttura ma tutti i suoi pazienti. Pazienti che, come lei stessa racconta, potevano essere rinchiusi per nessun valido motivo e trattenuti poi perché, dal momento del ricovero, avevano sviluppato nuove patologie mentali.

La salute mentale è descritta come qualcosa che ci appartiene e per la quale dovremmo lottare. Come se fosse un nostro diritto imprescindibile.

Un diario che racconta come era nel 1887, come è stato nei primi anni ’90 e anche come tutto, oggi, non sia affatto cambiato.

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