La qinàh in tre libri – amore, passione, eros e thanatos

Non di rado si parla di libri d’amore o che raccontino una passione. Non di rado si confonde il vero significato di questi concetti.

Tre libri per raccontare tre espressioni differenti che possono essere inclusi in una sola parola: qinàh.
Affrontiamo oggi tre autori, tre libri, il concetto di qinàh, ovvero amore, passione, eros e thanatos.

David Lynch – In acque profonde.

Per mostrare la sofferenza, però, il regista non deve per forza soffrire. Puoi mostrarla, rappresentare la condizione umana, i conflitti e i contrasti, ma non devi viverli sulla tua pelle. Ne sei il regista, ma non ci sei dentro. Lascia che a soffrire siano i tuoi personaggi.

Seguendo le indicazioni del vocabolario della Treccani si riesce ad ottenere uno sguardo più ampio e dettagliato sul concetto di amore. Tra questi vi è l’amore per se stessi.

David Lynch, nel testo In acque profonde, affronta anche l’importanza dell’amore verso se stessi per poter essere in grado di creare.

L’amore diventa così uno strumento da impiegare verso il proprio Io, senza pensare di essere egoisti. L’amore è parte del concetto di qinàh.

Rita El Khayat – Il legame

Ora soltanto so che specie di essere complesso lui sia, la mia vaga chimera: è insieme lupo, sciacallo, lince e volpe. Un animale carnivoro, in ogni caso, che divora tutto ciò che vede, con i suoi occhi strani, avido di carogne e prede smembrate, dotato di intelligenza sovrumana. È stato davanti a questa qualità che mi sono persa, come quegli uccelli che si schiantano contro il parabrezza e cadono morti, quegli insetti trasformati in piccoli proiettili insanguinati quando colpiscono qualcosa in piena velocità.

Il legame racconta la passione, la stessa che il dizionario della Treccani descrive come qualcosa che fonda le basi sulla sofferenza.

Rita El Khayat esprime in questo testo la passione che travolge, istantanea e drammatica. Uno schianto di cui si è consapevoli e che viene spesso confuso per l’amore di cui racconta Lynch.

La passione, parte integrante della qinàh, costringe gli esseri umani a riversare su loro stessi frustrazione e dolore in modo consapevole e accondiscendente. Uno strumento di tortura che perfino i lettori, parlando di passione per i libri, spesso confondono.

A cura di Guido Ceronetti – Il Cantico dei Cantici

Perché l’Amore è duro
Come la Morte

Il Desiderio è spietato
Come il Sepolcro

Carboni roventi sono i suoi fuochi
Una scheggia di Dio infuocata

Il Cantico dei Cantici, attribuito al Re Salomone, è un testo intoccabile. Guido Ceronetti ha, come tanti, cercato di analizzarlo e di proporre una lettura critica e analitica.

Poche pagine per raccontare l’Eros e il Thanatos, pochi versi che ne racchiudono il potere. Impossibile, come lo stesso Ceronetti dice, scindere le due parti.

Proprio qui si fondono amore, passione, eros e thanatos. Il Cantico dei Cantici parla di qinàh: comprende la gelosia (l’aemulatio della Vulgata), non è gelosia: è il furore di amare, la passione contrapposta alla ragione, la forza cieca del Desiderio, ingordo come lo Sheol, insaziabile come la morte. Nei Proverbi 14, 30 è definita come una lue: La qinàh è sfacelo delle ossa.

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