Quanti di noi hanno letto a scuola “La metamorfosi” di Kafka? Quanti lo hanno letto per puro piacere personale? Beh, consideratevi fortunati ad averlo potuto fare perché non lo avreste potuto leggere ovunque!
Conosciamo tutti la storia del giovane commesso viaggiatore Gregor Samsa il quale vive in un appartamento con la sua famiglia composta da madre, padre e sorella e che mantiene col suo lavoro.
Una “bella” mattina Gregor si sveglia e si accorge di essersi trasformato in un enorme scarafaggio!
Visto l’inusuale ritardo, i genitori e la sorella Grete iniziano a bussare preoccupati alla porta della sua stanza, mentre lui cerca faticosamente di scendere dal letto, di muoversi e di rassicurarli che va tutto bene. Riesce ad arrivare alla porta proprio quando anche il suo datore di lavoro entra indispettito nell’appartamento e, afferrata la maniglia con la bocca, la apre. Il terrore li invade: il capo fugge a gambe levate, la madre sviene, il padre inizia a colpirlo con un bastone.
Gregor si ritrova quindi a vivere confinato nella sua stanza, costretto a mangiare nel pattume e a girare per le pareti, abbandonato e allontanato da tutti. La speranza di recuperare la condizione perduta, i tentativi di adattarsi al nuovo stato, i comportamenti famigliari e sociali, l’oppressione della situazione sono gli ingredienti con i quali Kafka elabora la trama dell’uomo contemporaneo, un essere condannato al silenzio e alla solitudine: «Dietro l’icona dell’insetto si nasconde l’abnegazione del figlio disposto a sacrificarsi, ma soprattutto la sua implacabile denuncia: essere costretto a denigrarsi, rimpicciolirsi, scomparire di fronte al potere illimitato».
Ma perché questo libro dovrebbe essere censurato, a parte la fobia per gli scarafaggi di qualcuno?
Bene, in Cecoslovacchia la censura avvenne per motivi puramente politici e per capire meglio, dobbiamo conoscere la storia di Franz Kafka.
Kafka nacque in una famiglia ebraica della classe media di lingua tedesca a Praga, la capitale del Regno di Boemia, allora parte dell’Impero austro-ungarico. Nel corso della sua vita, la maggior parte della popolazione cittadina parlava il ceco e la divisione tra parlanti la lingua ceca e quella tedesca era una realtà tangibile, in quanto entrambi i gruppi cercavano di rafforzare la propria identità nazionale. La comunità ebraica era in mezzo tra le due correnti, sollevando naturalmente domande in merito a chi appartenessero. Kafka stesso conosceva approfonditamente ambedue le lingue, considerando il tedesco come lingua madre.
Ecco fu proprio il fatto che egli scrivesse solo in lingua tedesca a causargli la censura in Patria, in quanto il governo gli chiese di riscrivere l’opera in lingua ceca ma Kafka rifiutò, avendo scelto e deciso di scrivere solo in tedesco.
Durante il regime nazista le opere di Kafka vennero epurate a causa dell’apparenza dell’autore stesso alla “razza ebraica” ritenuta non solo inferiore ma anche perché si pensava che volesse, attraverso l’opera dei suoi scrittori, corrompere il popolo ariano.
Ma non andò meglio a questo romanzo neanche sotto il regime sovietico, il quale decise infatti di proibire quest’opera perché ritenuta troppo cupa ed angosciante e quindi dannosa per la popolazione alla quale dovevano essere proposti modelli di società gioiosi e leggeri.
Bene, per fortuna noi abbiamo avuto invece la fortuna ed il piacere di poter leggere ed apprezzare quest’opera di Kafka a mio avviso, uno dei migliori romanzi sulla condizione dell’uomo nella società moderna.
Oggi voglio lasciarvi citando ciò che disse il poeta inglese W. H. Auden a proposito di Kafka; egli affermò che: “Kafka è un autore importante perché le situazioni assurde che descrive sono esattamente le condizioni di vita dell’uomo contemporaneo”.
Libri Censurati, una rubrica a cura di Donatella Maina Gioia su The BookAdvisor.