A volte capita che i numerosi progetti che seguo mi prendano per mano (molto bolle in pentola, per rimanere in tema di cibo) e potrebbe sembrare che mi defili. Ma non dimentico mai la mia amata rubrica “Leggere” con gusto”. Quindi, eccomi di nuovo qui con voi per un’interessante proposta: Quel fazzoletto color melanzana, secondo romanzo di Arianna Mortelliti.
Il libro e la sua autrice sono reduci da una delle recenti tappe di un lungo tour: la strepitosa terza edizione del Festival “Brividi a km 0”, che si è tenuta nei giorni scorsi a Roma, con la direzione artistica di Danilo Villani e il supporto di Sugarpulp.
Arianna Mortelliti, scrittrice, laureata in Scienze Biologiche e insegnante in una scuola superiore di Roma, con questo libro ci conduce in un piccolo centro che fa da ambientazione alla storia – Castel Cielo – uno di quei luoghi della provincia italiana dove ogni persona sa tutto di tutti ma le verità sono tenute nascoste. Il romanzo affronta temi universali: la famiglia e le sue complesse dinamiche, nelle quali la comunicazione è spesso intessuta di non detti e di misteri; i rapporti genitori – figli; l’amicizia; il male; l’importanza del passato e il peso dei segreti.
Lara, la protagonista, torna nel paese natio a causa di un evento drammatico, il funerale dei genitori, morti in un incidente d’auto. Peccato che i due – Filippo e Alice – fossero scherzosamente definiti “lumache” proprio per la loro prudenza nella guida.
Ma allora, sarà stato solo un tragico incidente o dietro c’è un mistero da scoprire?
La giovane donna si trattiene a Castel Cielo più del previsto e più passano i giorni più le motivazioni ufficiali dell’incidente – sostenute anche da un caro amico del padre, il maresciallo Biagi – non la convincono. Mentre con l’aiuto di Agnese – la nonna paterna e suo unico riferimento familiare vivente – inizia a svolgere uno degli impegni più dolorosi che molti di noi hanno provato, liberare la casa dei genitori morti, Lara inizia un’indagine personale accompagnata da Naomi, una cagnolina randagia, della quale prima della morte si prendeva cura la signora Alice.
Man mano che Lara si addentra nella casa da svuotare per essere venduta e toccando gli oggetti cari che le ricordano una vita familiare che ormai non c’è più, cresce in lei uno strano senso di disagio e un forte stato d’ansia. Quella stessa ansia esplosa già durante il funerale di Filippo e Alice, quando il prete – Don Alfonso, un altro personaggio che nasconde segreti – ha tirato fuori il fazzoletto per asciugarsi le lacrime. Un fazzoletto – l’avrete indovinato – proprio color melanzana che, come la pistola di Cechov, ritroveremo nel corso del romanzo. Ma quando il lettore pensa di aver capito qualcosa in più di questa intricata indagine familiare che affonda in un lontano passato, indagine che Lara è determinata a portare avanti, Arianna Mortelliti ci fa intuire che siamo ancora lontani dalla verità.
I vari personaggi fanno da filo conduttore ai temi affrontati nel romanzo: con Rocco, amico fraterno del padre di Lara, ci addentriamo nel cuore dell’amicizia; con Agnese, la nonna della protagonista, riflettiamo sul valore della responsabilità morale e delle scelte del singolo; con Franco, “il matto” del paese – un bravo fotografo che negli anni ha raccontato con le sue foto la vita e gli abitanti di Castel Cielo – ci avviciniamo all’odore rancido del male. E si sa, dove c’è il male, spesso c’è anche un “mostro”: così sarà definito Franco, accusato di aver ucciso Rocco, dagli abitanti del paese.
Riguardo il male, Dostoevskij scrisse che l’essere umano oscilla “tra cielo e abisso”. Procedendo nella sua indagine Lara scoprirà che nessun personaggio è del tutto innocente, che ognuno avrebbe necessità di perdonare e di essere perdonato.
Ma l’autrice non giudica i sui personaggi, cerca anzi di comprenderne fragilità, debolezze ed errori, seppure gravi. In fondo, sembra ricordarci la Mortelliti, tutti possiamo sbagliare e forse il male assoluto non esiste: spesso, quando scegliamo “il male”, lo facciamo solo pensando di eliminarne uno maggiore o per proteggere chi amiamo.
Quando ormai saremo vicini alla fine della storia, scopriremo con orrore che è stato compiuto un atto “imperdonabile” ma il personaggio che l’ha compiuto riceverà il perdono.
Quel fazzoletto color melanzana che fa parte della cosiddetta “trilogia degli ortaggi” – il primo libro della Mortelliti, uscito nel 2023 con Mondadori si intitola infatti Quella volta che mia moglie ha cucinato i peperoni – è un romanzo dalla scrittura leggera ma di quella leggerezza che non è superficialità, sostenuta da un approccio delicato e sensibile anche nei confronti di azioni riprovevoli, con un intreccio che alterna abilmente presente e passato dando vita a un’intrigante suspense. L’autrice, senza farsene accorgere, prende per mano noi lettori e ci accompagna sempre più vicino al lato oscuro dei suoi personaggi sino al colpo di scena finale: la scoperta che nulla è come sembra, la rivelazione di una colpa, una delle più aberranti.
Al termine della lettura, ho percepito la compassione della scrittrice per i suoi personaggi imperfetti e fragili. E risucchiati nel male e dal male, come a volte capita a noi esseri umani. Ma ognuno di noi, ci dice la Mortelliti, merita di essere perdonato e di perdonarsi.
Quel fazzoletto color melanzana, Arianna Mortelliti, Mondadori, 2024, pagine 176, Euro 18,50
E ora…la ricetta della caponata di melanzane
Il primo romanzo di Arianna Mortelliti ha nel titolo i peperoni, il secondo le melanzane e il terzo libro sembra avrà gli asparagi. Inoltre, l’autrice è vegetariana: allora, quale ricetta migliore da proporvi se non un’ottima caponata?
La caponata di melanzane è una (meravigliosa) ricetta della cucina siciliana-palermitana tradizionale che può essere utilizzata sia come antipasto che come contorno.
RICETTA
Difficoltà: media; tempo di preparazione: 30 minuti; tempo di cottura: 30 minuti.
Ingredienti: 8-10 persone
10 melanzane ovali nere; 1 grossa cipolla bianca (o 2 di medie dimensioni); sedano (un mazzo); 1 kg pomodori pelati; 2 cucchiai capperi sotto sale (dissalati); 300 g di olive verdi in salamoia (denocciolate); olio extravergine d’oliva q.b.; olio di arachide (per friggere); sale; mezzo bicchiere di aceto preferibilmente bianco; 3 cucchiai di zucchero.
Preparazione:
Tagliate le melanzane a cubetti di 4 cm circa e metteteli sotto sale per almeno un’ora in uno scolapasta (poiché rilasceranno il liquido amarognolo, mettete sotto un piatto o un recipiente).
Nel frattempo, preparate il sugo della caponata. Lavate bene il sedano, tagliatelo a tocchetti (anche le foglie) e mettetelo in un tegame. Poi, ricoprite il sedano a filo con acqua e fate cuocere fino a quando sarà assorbita. Togliete dal fuoco, aggiungete la cipolla tritata grossolanamente e soffriggete il tutto con abbondante olio extravergine d’oliva.
Aggiungete i capperi ben risciacquati dal sale, le olive tagliate a metà o a rondelle e i pomodori pelati passati al mixer o al passaverdure. In mancanza di pelati, potete utilizzare anche la conserva di pomodoro (ma sia chiaro: come ultima ratio!). Aggiustate di sale e fate cuocere a fuoco dolce, fino a ottenere una salsa densa e saporita.
Prima di togliere dal fuoco, aggiungete lo zucchero e l’aceto per fare l’agrodolce, aggiustando eventualmente secondo il vostro gusto (più dolce o più agro).
Tamponatele bene le melanzane con lo scottex oppure con uno strofinaccio pulito e friggetele in olio caldo e abbondante. In questo modo le melanzane assorbiranno pochissimo olio.
Scolate le melanzane leggermente dorate passandole da uno scolapasta per eliminare l’eventuale eccesso di unto oppure mettetele su un vassoio con della carta assorbente da cucina.
Infine, a fuoco spento, unite le melanzane al sugo della caponata preparato in precedenza, mescolate e fate raffreddare completamente prima di servire. E, mi raccomando, preparate tanto pane per accompagnare la caponata!
Per accompagnare questa ricetta per buongustai, potete mettere in tavola un vino bianco e aromatico come il siciliano Grillo, che bilancerà la dolcezza della caponata, oppure un vino rosso leggero e fruttato come il Frappato che ne esalterà le note agrodolci.