Perché si dice battere la fiacca?

Buongiorno e buon lunedì a tutto il gruppone. Oggi non mi va, non ho voglia, la scheda a Roberta l’ho mandata tardi, ho studiato tardi, il cane mi ha mangiato i compiti, ho lasciato il gatto sulla pentola a pressione… insomma, qui si “batte la fiacca”!

Ma perché qualcuno batte la fiacca? Perché, povera fiacca, dovremmo batterla? Che ha fatto di male?

Una possibile origine potrebbe essere legata ad un sinonimo di fiacca, cioè vescica. E sì, lo so che fa un po’ schifo ma ve lo devo dire. Al tempo della maratona, nell’antica Grecia, i piedi dei corridori al termine della gara erano pieni di vesciche e venivano curati battendo rametti di ulivo direttamente sulla pianta.

Battere la fiacca, starebbe quindi per curare lo sforzo, lenire le fatiche, riposarsi, fermarsi e oziare.

Ma mica vorrete che mi fermi qui? No no, che la fiacca l’ho già battuta abbastanza, poverina.
Vediamo quindi ora, la seconda possibile origine di questo modo di dire singolare e qui veniamo a noi.

Pare che l’espressione fu pronunciata per la prima volta da alcuni fanti piemontesi, in trincea, prima dell’unità d’Italia. Era tipico della fanteria, infatti, battere gli ordini cioè comunicarli a suon di tamburo.
Quel giorno, questo manipolo di giovani di origine sabauda scherzò facendo credere che si fosse ufficialmente diffuso l’ordine di oziare che, cioè, per una volta, fosse stata, appunto, battuta la fiacca.

Nella fanteria, e non solo, però non sfilavano solo ragazzi da Torino e dintorni. La presenza di giovani provenienti da tutto il Paese (che ancora Paese non era), permise il diffondersi di questa espressione su tutto il territorio nazionale fino a farne una locuzione della lingua italiana a tutti gli effetti, così come oggi la conosciamo.

A voi, come sempre, scegliere quale delle due ipotesi vi sconfinfera maggiormente e suggerirmi cosa studiare per la prossima settimana.
Un saluto a tutti e buona settimana.

Etimologioia, una rubrica a cura di Donatella Maina Gioia su The BookAdvisor.

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