“Guardarlo ancora” di Miriam Bruni: paesaggi e miraggi della passione amorosa

“La poesia ha questo compito sublime: di prendere tutto il dolore che ci spumeggia e ci rimbalza nell’anima e di placarlo, di trasfigurarlo nella suprema calma dell’arte, così come sfociano i fiumi nella celeste vastità del mare.”

Ad aprire la raccolta poetica “Guardarlo ancora” di Miriam Bruni, è questo pensiero della poetessa Antonia Pozzi il quale pare voglia già introdurre il lettore al significato profondo dei versi di Miriam. Poesia come cura, come (d)epurazione, pulizia netta dell’animo sfiancato dall’insostenibile peso del dolore. Poesia, quindi, come addolcimento dagli affanni della vita, pesanti e spinosi quando, spesso, coincidenti con i tormenti dettati da una passione d’amore.

Quello dell’autrice è un dolore composto il quale, sovente, cede al rimpianto senza scivolare nel vittimismo. È la fine di qualcosa che, tuttavia, non evapora del tutto perché a donargli l’eternità è il sogno, il miraggio, l’immaginazione stessa.

Anche se è notte per questi baci/è lì che torniamo ad unire le bocche: nel sogno.

L’amore diventa infinito perché fissato nelle pieghe dell’animo. Con la luce o senza, con la parola o con il silenzio, l’amore lascia le sue tracce. Orme leggere, quasi invisibili ma pur sempre impronte.

Io qui, lui là, e dentro/ciascuno – sul fondo/le tracce di questo/amore (in)finito. Istanti/beati – nel buio, nel sole.

Attraverso le poesie della raccolta “Guardarlo ancora” di Miriam Bruni, il dolore individuale si fa pena universale. I nostri occhi si bagnano delle lacrime della poetessa, le carezze lontane, e perse nel vuoto, vengono raccolte per non permettere loro di andare sprecate. C’è cura nella poesia, per chi la fa e per chi la riceve, e sembra, a un certo punto, che la poetessa prenda le distanze dai suoi versi, dal suo tormento per sedersi accanto al lettore. Forse è solo una mossa per fingersi spettatrice di se stessa, un guardare il proprio passato da un’angolazione diversa, più obiettiva. Ma un poeta non lascia facilmente il suo ruolo e Miriam torna a essere completa e perfetta padrona dei propri versi alla conclusione della silloge.

Sei molto cambiato/rispetto a quel tempo/Agli anni del nostro/amore e tormento/Ma io non voglio/dimenticarlo/Ne porto i lividi/e la memoria/L’antica gioia/E lo riguardo.

Un amore che non vuole essere dimenticato. Un amore che, nonostante sia stato anche tormento, non cessa di vivere nell’animo della poetessa. E forse sono proprio questi versi ad avvicinare ancora di più il lettore all’autrice, facendolo diventare parte attiva della sua poesia. Ogni passione amorosa porta con sé dolore, lividi e gioia. Tutto è custodito, a volte gelosamente, nella memoria per permettere di rivederlo, di ritrovarlo. Sbiadito, consunto, con gli orli sfilacciati ma sempre pulsante. Sono amori veri o presunti tali, condivisi o meno con la persona amata ma non per questo meno importanti. Amori che, spesso, finiscono da una parte soltanto mentre l’altra resta a guardare.

Ti guardavo e restavo/a sognare un avvenire migliore/Ma ho avvertito un mutamento/radicale: eri tu/che te ne andavi/Per non tornare.

Amori che iniziano da una parte soltanto, in bilico su un precipizio oppure fermi alla stazione in attesa che si senta il fischio di partenza.

Ma due treni/vicini non sanno/chi parte, chi resta

Poesie brevi, versi sciolti, liberi da qualsiasi catena di pregiudizio o di timore, quelli che compongono la silloge “Guardarlo ancora” di Miriam Bruni. La poetessa non indugia, non si nasconde, non scende a patti col suo dolore. Lo vive, lo racconta, lo trasla sul lettore ma senza privazione di responsabilità. È consapevole, lucida, non vomita il suo tormento, lo esprime attraverso poesie chiare e nette. E non rinuncia all’armonia delle parole e alla cura di esse per descrivere un sentimento che respira ancora il suo impercettibile presente.

Se anche non torneranno/gli appuntamenti/Non per questo/decadranno i sentimenti/Tu non lo sai/tu non mi vedi/Ma quando esco mi guardi ancora/perché l’amore non sa morire.

Miriam Bruni è nata e cresciuta a Bologna. Ama passeggiare e fotografare la natura. La passione e la pratica poetica la caratterizzano da sempre: scrivendo mette a fuoco le esperienze vissute, cercandone e restituendone l’essenza profonda e risonante. Sue poesie si possono trovare in numerose antologie, ma soprattutto in riviste e blog specializzati. Traduce poesie dallo spagnolo all’italiano e organizza incontri artistico-culturali. Tra le sue pubblicazioni: “Cristalli”, Booksprint 2011; “Credere nell’attesa”, Terra d’Ulivi, 2017; “Così”, Ed. Poetry, 2018; “Cuanto cuesta vivir”, Youcanprint 2022.

Vieni a parlare di libri con tutti noi nel gruppo Facebook The BookAdvisor

“Guardarlo ancora. Paesaggi e miraggi della passione amorosa” di Miriam Bruni, Youcanprint  Vivere leggendo

Exit mobile version