UNA VITA PRIMA DI QUESTA, di Fernanda Trias.
Questo libro è come un ossimoro, perché è un abisso fatto di pareti, pavimento, tetto e porte chiuse.
Ma pur sempre un abisso.
Uno strapiombo, una caduta libera e infinita nella follia, nel disagio, nel delirio, in una forma d’amore malata, che piano piano consumerà ogni risorsa materiale, fisica e psichica.
Anche di chi legge.
Infatti si rimane, per tutto il tempo della lettura, incatenati e in affanno in un’atmosfera claustrofobica, si sente il bisogno di staccare, di respirare ossigeno, ma allo stesso tempo non si riesce ad andar via da questo appartamento asfissiante, con le coperte pesanti davanti ai vetri delle finestre (chiuse con il lucchetto), un canarino per cui è sempre notte e tre persone destinate ad avvelenarsi per la tossicità di una di loro.
La paura del mondo…
La storia di Clara, di suo padre e della sua bambina piccola, tre vittime della paura irrazionale del mondo esterno, percepito come fonte inesauribile di pericoli, è una storia ipnotica, che non ti da scampo né pace fino a quando non arriverai all’ultima parola, pentendoti di esserci arrivata.
Una storia che non avresti mai voluto leggere, ma che leggerai avidamente, grazie alla capacità di chi, questo tipo di storie tremende e indicibili, sa raccontarle.
C’è una fortissima tensione nella scrittura dell’autrice uruguaiana, una scrittura che toglie, toglie, toglie, fino a lasciare tanti sospesi, tanti vuoti che sarai tu, lettore, a cercare di interpretare e di colmare.
Un libro che ci mostra come il più grande nemico di noi stessi, spesso, ce l’abbiamo dentro… e nel tentativo di difenderci da ipotetiche minacce esterne, ci lasciamo divorare dall’interno.
Per me bellissimo, ma attenzione… può essere davvero devastante.
Solo per chi si sente saldo nella propria emotività e non ha paura di restare col fiato sospeso, fino a perderlo del tutto.
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“Una vita prima di questa” di Fernanda Trias, Sur edizioni . Un libro tra le mani.