“La vita prima dell’uomo” di Margaret Atwood, recensione: Un libro tra le mani

“La vita prima dell’uomo” è un libro di Margaret Atwood, pubblicato recentemente da Ponte alle Grazie, ma in realtà è un romanzo del 1979, il suo quarto libro, che già contiene tutta l’abilità che la scrittrice ha dimostrato poi di possedere, nell’esplorare le dinamiche interpersonali e sociali dei protagonisti, in tutta la loro complessità.

Potremmo sottotitolarlo “la disgregazione delle relazioni“.

Assistiamo infatti ad un lento, ma profondo ed inesorabile disfacimento di rapporti.
Può una coppia che fa del “compromesso” il mattone fondante sopra cui costruire una relazione, sopravvivere a tutti gli scossoni che la vita le riserva?
Ovviamente quella che apparentemente può sembrare un’unione bizzarra, fuori dagli schemi, troppo libera, troppo moderna, basata sulle rispettive relazioni extraconiugali, è il frutto di trascorsi, di avvenimenti, di perdite e traumi che hanno segnato i protagonisti fin dall’infanzia, e che la Atwood non manca di raccontarci (e analizzare) attraverso i numerosi e minuziosi flashback.

Non amarsi più, ma scegliere comunque di continuare a stare insieme.

Per le figlie, per una stabilità famigliare ed economica, perché forse, in fondo in fondo, incapaci di vivere “senza” l’altro.
L’altro come presenza costante, come stampella di vita.
Elizabeth e Nate sono due persone estremamente fragili, sempre con un piede nell’abisso, che sperano di rimanere sempre padroni del difficile gioco emotivo a cui hanno dato vita e di cui hanno scritto le regole.
Ma il peso di ogni mossa, e di ogni contromossa, è di gran lunga maggiore di quello preventivato.
E coloro che entreranno a far parte della loro vita, i loro nuovi amori, verranno schiacciati, triturati da un meccanismo assolutamente imperfetto nel quale la figura del coniuge (per quanto informato e consenziente) sarà così ingombrante, così presente, così intoccabile, da farli soccombere.
Letteralmente.

Chris e Lesje, rispettivamente l’amante di lei e l’amante di lui, sono il cibo di cui questa coppia si nutre per sopravvivere, incapace com’è di prendere decisioni definitive, di mettere in discussione ciò a cui ha dato vita, ovvero un rapporto malsano, tossico per entrambi e letale per chi vi entra in contatto.

In definitiva, la Atwood ci racconta una storia in cui nessuno è felice, in cui l’insoddisfazione dilaga in ogni singola pagina delle oltre 400 presenti nel libro.

Infelicità e insoddisfazione 

I personaggi modellati dalla scrittrice sono pieni di sfaccettature, di tormenti interiori, perennemente insoddisfatti, uomini e donne assolutamente difficili da comprendere (figuriamoci da amare), ma nella loro complicata psicologia hanno il coraggio del fallimento, dell’errore, e, seppure solo per qualche sfumatura, ci rappresentano.
Rappresentano le umane debolezze, il nostro peggio che cerchiamo di tenere a bada, le zavorre emotive che ci trasciniamo dietro per paura di essere diversi da quello che avevamo deciso di essere.

In particolare la Atwood riesce sempre a creare dei personaggi femminili pazzeschi!

Elizabeth… dura e fragilissima, mangiatrice di uomini e succube della vecchia zia e dei fantasmi del suo passato, donna libera eppure prigioniera di se stessa, rigida e controllata, ma sostanzialmente disperata.
Usa gli uomini come se fosse un uomo, mangia troppo e vomita.
Questo personaggio permette alla Atwood di spargere i semi di un tema a lei tanto caro, quello della donna, del suo ruolo all’interno della coppia, del femminismo.
Tema che poi sviscererà magistralmente con “Il racconto dell’ancella“.

Lesje… paleontologa, affascinata dai dinosauri e da tutto ciò che c’era prima, donna di scienza e sognatrice, sentimentalmente inesperta e per questo molto vulnerabile.
Scopre l’amore e la sua fatica.
La vita prima dell’uomo è il suo “luogo mentale” in cui trova pace e rifugio dal caos dei rapporti umani, così difficili e, molto spesso, troppo estenuanti.

Questo non è un libro semplice, né tantomeno leggero, ma la bravura della Atwood di entrare nei complessi meccanismi dei rapporti di coppia, lo rende un romanzo capace di smuovere riflessioni importanti sui legami affettivi.
Io l’ho masticato, lentamente, pagina dopo pagina, cogliendone la densità e cercando di metabolizzare ogni singola parola.

“la vita prima dell’uomo” di Margaret Atwood, Ponte alle grazie editore . Un libro tra le mani.

 

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