La Trilogia della città di K. è un libro che ti lascia senza parole, o meglio è davvero difficile trovare quelle che riescano a descrivere nel miglior modo possibile cosa contiene e come ti fa sentire questo romanzo.
“Le parole che definiscono i sentimenti sono molto vaghe; è meglio evitare il loro impiego e attenersi alla descrizione degli oggetti, degli esseri umani e di sé stessi, vale a dire alla descrizione fedele dei fatti.”
Tre romanzi sullo sfondo della guerra
Tre romanzi, un luogo non definito in un tempo che ricorda la Seconda guerra mondiale, due gemelli, Lucas e Claus/Klaus, la loro storia.
Come si sopravvive alla guerra? Come si reinventano una vita due bambini?
La prima parte, narrata in prima persona plurale, è un susseguirsi di piccoli capitoli che raccontano l’infanzia dei gemelli affidati alla nonna. Frasi brevi, asciutte, descrizioni algide, pura cronistoria che non si perde in divagazioni emotive. Ha il ritmo di una marcia di soldati e ogni tanto si sente uno sparo di dolcezza.
La seconda parte, narrata in terza persona singolare, vede protagonista Lucas e racconta la sua vita dopo la separazione dal fratello. Sembra tutto avere un senso.
La terza parte, narrata in prima persona singolare, vede protagonista Claus e il suo ritorno. Ma ad un certo punto tutto viene ribaltato. Non c’è più certezza. Quello che credevi fosse vero, forse non lo è più.
“Così ho potuto comprare dei fogli di carta, una matita, una gomma, e un grande quaderno in cui annotavo le mie prime menzogne.”
La ricostruzione dell’identità
Davanti agli orrori della guerra, della miseria, dell’abbandono, del dolore, cosa rimane negli occhi di un bambino? La vita come si trasforma?
Non c’è logica, forse tutto è possibile ma può non essere vero, o forse è tutto talmente insopportabile che è necessario inventarsi delle storie per provare a sopravvivere.
Le vite di Lucas e Claus sono dettate da ricordi dolorosi, da frammenti indistinguibili, dall’essere gemelli, lontani, che si cercano ma forse non si riconoscono più. La storia può essere ricordata e ricostruita da punti di vista differenti. Le menzogne, talvolta, possono essere semplicemente un modo di ricostruire un’identità sgretolata, perché ritrovare i pezzi di un passato doloroso non è semplice e occorre quindi provare a rendere tutto più vivibile, con una parvenza di senso incompiuto.
“Gli dico che la vita è di un’inutilità totale, è non-senso, aberrazione, sofferenza infinita, invenzione di un Non-Dio di una malvagità che supera l’immaginazione.”
Un libro straniante, capace di parlare della ferocia con estrema essenzialità. Una scrittura stupenda che ti inchioda alle pagine e ti fa sentire il gelo della sofferenza; lucido, sconvolgente, terribile dolore.
“Trilogia della città di K.” di Agota Kristof , Einaudi Editore . Un libro alla finestra.