Manodopera è un romanzo ambientato in un supermercato cileno che in centocinquanta pagine trascina il lettore nella vita quotidiana dei lavoratori. È suddiviso in due parti: la prima da voce ad un dipendente senza nome che in otto monologhi descrive la quotidianità del suo lavoro fatta di monotonia, scaffali da riempire, merci decomposte, ritmi insostenibili, clienti assetati di prodotti e offerte; la seconda invece vede protagonisti un gruppo di colleghi del supermercato che oltre a condividere le angosce del lavoro vive nella stessa casa e descrive come il lavoro condizioni il benessere degli inquilini.
“Sono assediato, sconfitto in partenza come un guerriero esausto che non è stato baciato dal dono del carisma. Cammino, mi muovo stupefatto verso il mio incredibile e penoso anonimato. Cammino e mi muovo come un buon pezzo di ricambio. Chi sono io? Mi chiedo come uno stupido. E mi rispondo: «un pezzo di ricambio, buono e giusto».”
Il supermercato: corpi e merci
La scrittura è tagliente, cruda, angosciante e si sente tutto il dolore dei corpi assuefatti dagli odori, dalle ore interminabili, dalla precarietà, dal controllo dei supervisori che decidono il destino dei lavoratori: oggi lavori, domani no. Corpi frustrati, ridotti a oggetti, pezzi sempre sostituibili di un ingranaggio meschino, lacerati dalla paura di perdere il lavoro che permette loro, a stento, di sopravvivere. I meccanismi del lavoro si ripercuotono nei lavoratori che condividono anche la casa, inizialmente spazio di affetto, comprensione, empatia, amore, e successivamente luogo di diffidenza, dove ciascuno affoga nella propria frustrazione, viene a mancare la fiducia, ognuno pensa per sé e la disgregazione del gruppo è inevitabile.
Manodopera di Diamela Eltit
Diamela Eltit in questo romanzo sociale e politico mostra il funzionamento del neoliberalismo cileno attraverso il supermercato, luogo simbolo del tardo capitalismo e del lavoro contemporaneo. I lavoratori da soggetti diventano oggetti, annichiliti da un sistema di produzione che mercifica tutto, talmente spietato da disumanizzare, dove la parola d’ordine è sempre il potere, di pochi. Le riflessioni che suscita questa narrazione sono molteplici (e se fossimo tutti merce?) e sono rimasta molto colpita dalla scrittura, riconoscibile e realistica, che armonizza letteratura e politica aprendo la visuale da un contesto particolare, quello cileno, ad uno globale.
Mentre leggevo Manodopera mi sono tornati alla mente i miei mesi di lavoro al supermercato di tantissimi anni fa: Ore 5 del mattino, il gruppo degli scaffalisti è pronto per la solita routine dei bancali di merce da sistemare nelle varie corsie dell’ipermercato. Taglierino in tasca, apri lo scatolone, prendi il prodotto, sollevati, sistemalo, piegati, prendi, sistema, ordina, abbassati, alzati, tutto allineato, tutto perfettamente riposto, il colpo d’occhio è importante, tre passi a destra, altro scatolone, taglierino, inchinati, apri, prendi, sistema, allinea, ritmo, respira, dovete rispettare la movimentazione manuale dei carichi, mani di polvere, odori attaccati, mal di schiena perpetuo, altro giro, altra corsia e ancora altre corsie non privilegiate, finito? Taglierino, inchinati, apri, prendi, sollevati, sistema, allinea, sono quasi le 8:30, dobbiamo aprire, le luci si accendono, le porte si aprono, corri a portare i cartoni in magazzino, niente fuori posto, stanchi, esausti, tempi rispettati, corpi esasperati.
È il capitalismo, bellezza!
“Manodopera” di Diamela Eltit, Polidoro Editore. Un libro alla finestra.