Capita a volte di voler trovare nei libri spiegazioni, risposte, finali giusti e chiusi che soddisfino il nostro bisogno di sapere che tutto si sia compiuto e che la storia abbia un punto, un epilogo definitivo. Vogliamo che sia tutto esplicito, tutto perfettamente spiegato parola per parola, frase dopo frase.
Questo non è quel tipo di libro.
La sensazione che mi ha lasciato è di sospensione, di uno strano vuoto che a fine lettura ha iniziato pian piano a riempirsi di gocce di significato.
Un’amicizia tra presente e passato
Afferra il coniglio è la storia di un’amicizia nata alle scuole elementari che si interrompe all’università per poi riaffiorare dodici anni dopo con una telefonata. Lejla contatta Sara, che si è fatta una vita a Dublino ormai da tanti anni, per chiederle di accompagnarla a Vienna per ritrovare Armin, suo fratello scomparso.
Sara va a Mostar dove Lejla vive e lì inizierà il loro viaggio in macchina verso l’Austria.
“Home non è la Bosnia. La Bosnia è un’altra cosa. Un’ancora arrugginita in un mare di piscio. Ti pungi costantemente col tetano, anche se sono trascorsi tanti anni”.
Sara è la voce narrante e ogni capitolo è diviso in due parti: una racconta il viaggio e l’altra la storia della loro amicizia. Presente e passato in continuo andirivieni.
Come vedono la guerra due bambine? Cosa cambia inconsciamente dentro di loro? Che cosa le unisce così profondamente nonostante la loro diversità?
“In Bosnia non c’è obiettivo, le strade sono all’apparenza tutte ugualmente apatiche e insensate, ti fanno ritornare nello stesso punto anche quando ti pare di andare avanti. Guidare attraverso la Bosnia richiede una dimensione altra: un verme contorto, cosmico, che non ti porta verso una meta esterna e reale ma nelle profondità tetre, appena percorribili del tuo stesso essere.”
Un viaggio nella storia e nell’identità
È un viaggio dentro un passato che tormenta, dove la storia non ha risvolti uguali ma disegna una maturazione differente in Sara e Lejla, due parallele che ricercano il punto d’incontro.
È un viaggio nell’oscurità dell’essere, nell’identità che si è frantumata in piccoli pezzi da ricomporre e ritornare nella propria terra riapre e fa sanguinare tutte le ferite ma l’emorragia non si ferma così facilmente. Liberarsi dal dolore, ricordare, mettere a fuoco ciò che è stato, riappropriarsi del proprio io, della propria lingua e della propria storia, tutta, fragile e desolata, rincorrendo il coniglio.
L’autrice non racconta gli episodi della guerra dei Balcani, capitolo vergognoso della storia europea, ma sicuramente è doveroso approfondire, per chi non l’avesse fatto, ciò che successe a due passi da noi.
Attraverso le due protagoniste ci ricorda quanto le vite dei bambini che hanno vissuto quel massacro siano piombate nell’oscurità e ritrovare la luce non è solo accendere un interruttore.
E il coniglio?
“Afferra il coniglio” di Lana Bastašić , Nutrimenti Edizioni . Un libro alla finestra.