“Papiro” di Sante Bandirali: recensione libro

Quello che nessuno avrebbe mai immaginato, né programmato, né ancor meno desiderato era ormai davanti agi occhi, anzi, alle orecchie, di tutti.

Il figlio perfetto: bello, simpatico, fortunato e forte. Con la pelle chiara, i capelli biondi e gli occhi azzurri. E poi, da grande, avrebbe fatto anche i soldi. Programmato in ogni dettaglio, Papiro sarebbe stato eccezionale, un genio, una vera e propria meraviglia della natura.

Come sarebbe potuto essere diversamente, dopotutto, con due genitori come il professor Brando Cerberoni e la professoressa Sofia Savi in Cerberoni. Molto “oni”, intellettuali e completamente assuefatti dal culto narcisistico del proprio sapere.

E così nacque un bambino tanto bravo, che non piangeva, non strillava, non si disperava, non disturbava. I due professori erano stati davvero efficienti. Tutto l’impegnativo lavoro di progettazione stava dando i suoi frutti: alla loro creatura non mancava proprio nulla. O quasi.

Pubblicato il 29 maggio 2024 dalla casa editrice Marcos y Marcos, Papiro è il primo romanzo di Sante Bandirali, scrittore, traduttore, cofondatore e direttore editoriale della casa editrice uovonero e della nuovissima Officina Babùk. Le sue traduzioni hanno vinto numerosi premi italiani, fra cui nel 2020 il premio Strega Ragazze e Ragazzi, il premio Andersen, il premio Letteratura Ragazzi di Cento.

Bandirali con Papiro ci porta nel suo mondo immaginario, in una favola contemporanea che con ironia e sarcasmo ci accompagna attraverso una lettura divertente, nel senso etimologico della parola. Una storia capace di volgere altrove il nostro sguardo, intrattenendoci per il tempo di 150 pagine e portandoci lontano. Ma come si sa, serve andare lontano per poter guardarsi con quel distacco necessario, quella distanza che rende tutto più manifesto e limpido. Serve portarsi fuori per rivolgere lo sguardo dentro. Dentro noi stessi, dentro il mondo che ci circonda.

“Vedi” disse tra singhiozzi “stiamo già cercando consolazione nelle capacità residue, come si fa con i…con i…” Non riuscì a pronunciare la parola disabili, e il marito si guardò bene dal completarle la frase.

Papiro diventa quell’elemento fantastico che rende visibile ciò che sottende alla nostra società iperperformante, scandita da attese di grandezza dei genitori sui propri figli. Attese molto spesso, per fortuna, non soddisfatte.

Come trovare la propria strada, le proprie parole per “dire il mondo” quando si ha sulle spalle un fardello così pesante come quello delle aspettative? Come riscattare la propria identità da uno sguardo che concepisce la diversità come un fastidio di cui disfarsi presto, come qualcosa di rotto da aggiustare o da rottamare? Ce lo mostra Papiro, come trovare quelle parole, la propria voce nel mondo e come, da genitori, permettere ai propri figli di essere una scoperta continua e non un vaso da riempire.

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Papiro di Sante Bandirali, Marcos y Marcos. The Wee Small Blog.

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