“Resto qui” di Marco Balzano: la violenza della Storia si abbatte sulle pacifiche valli altoatesine

La storia della protagonista si intreccia con quella universale nel ventennio fascista.

I l libro ci scaraventa con forza in pagine della nostra Storia spesso dimenticate, in quelle pacifiche valli dell’Alto Adige nelle quali sembrava che la Storia non dovesse mai entrare.

In “Resto qui” di Marco Balzano siamo nel periodo fascista, a Curon, un piccolo villaggio altoatesino dove il tempo è scandito dal mutare delle stagioni, dal lavoro dei campi, dall’accudimento degli animali portati al pascolo e dalle chiacchiere, poche, di una comunità semplice che guarda con trattenuta preoccupazione al proprio futuro. Ma a un tratto la quotidianità di Curon viene violata dai rigurgiti del ventennio: arrivano i fascisti con il loro carico di violenza e superbia e all’improvviso cambiano il volto del paese: modificano le insegne dei negozi, proibiscono gli abiti tradizionali, ribattezzano le strade, vietano l’uso del tedesco e impongono la loro verità, la loro lingua, la loro visione del mondo.

La guerra, le scuole clandestine, la diga che sommerge il paese.

“Resto qui” è il racconto che la protagonista fa di quegli anni rivolgendosi alla figlia che ha perso, quando la ragazza ha deciso, come tanti abitanti di Curon, di lasciare il paese, senza più farvi ritorno.

La madre, in una sorta di doloroso diario, rievoca i tempi nei quali, contravvenendo alle leggi fasciste, insegnava tedesco ai bambini in una delle scuole clandestine sorte nelle valli; racconta la paura di essere scoperti, le rappresaglie, le punizioni, ma anche l’orgoglio di perpetuare la propria lingua e la propria cultura nonostante tutto. Lo stesso orgoglio con il quale deciderà di seguire il marito disertore sulle montagne, rischiando ogni giorno la vita e patendo la fame per non sottomettersi a un’ideologia di violenza e sopraffazione. Divisa e confusa tra l’avanzata dei fascisti e le promesse di annessione all’Austria da parte di Hitler, la popolazione di Curon vede profilarsi all’orizzonte una nuova sventura: la costruzione di una diga che sommergerà il paese, costringendo gli abitanti ad abbandonare i loro masi, perdendo le loro terre, i loro animali, le loro vite di prima.

Resto qui: la storia della protagonista si intreccia con quella universale.

resto qui marco balzano

A nulla valgono le proteste, le insurrezioni, le richieste di aiuto alla politica e alla Chiesa: la vecchia Curon sprofonderà, facendo del suo campanile che svetta sull’acqua morta un’oscena attrazione turistica, davanti alla quale la gente scatta un selfie veloce, ignorando che sotto l’acqua giace la storia di un’intera comunità.

Un libro avvincente e doloroso, con una prosa limpida e tesa, che ha il merito di portare alla luce avvenimenti storici poco conosciuti attraverso le vite delle persone e intrecciando le singole storie a quella Storia con la maiuscola che travolge inesorabile i destini umani.

IL VINO

Questa lettura ben si abbina a un Lagrein, vino simbolo dell’Alto Adige. Ottenuto da un vitigno autoctono, ha un sapore intenso con sfumature aspre, che ricorda il carattere forte e orgoglioso degli Altoatesini.

LE CITAZIONI

Marco Balzano

“Nel giro di pochi anni il campanile che svetta sull’acqua morta è diventato un’attrazione turistica. I villeggianti ci passano all’inizio stupiti e dopo poco distratti. Si scattano le foto con il campanile della chiesa alle spalle e fanno tutti lo stesso sorriso deficiente. Come se sotto l’acqua non ci fossero le radici dei vecchi larici, le fondamenta delle nostre case, la piazza dove ci radunavamo. Come se la storia non fosse esistita”.

Andare avanti, come diceva Mà, è l’unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato. Come i pesci”.

Resto qui” di Marco Balzano, Einaudi editore, a cura di Sopra le righe.

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