“L’anniversario” di Andrea Bajani: ritratto struggente di una “donna a perdere”

I meccanismi disfunzionali di una figura paterna abusante

Non servono trattati sul patriarcato quando basta leggere questo strepitoso romanzo di Bajani, L’anniversario, nel quale una prosa maestosa si arrampica agevole fino a raggiungere le vette della letteratura.
E, in un panorama editoriale dominato da opere di intrattenimento, nel quale gli stomaci affamati di letteratura restano spesso a digiuno, questo libro è pietanza sofisticata.

Con una scrittura tagliente, potente e incisiva, ne L’anniversario Bajani estrae dalla roccia la figura della madre, sottraendola all’ingombrante ombra paterna e restituendole, in scrittura, quell’identità che non le è stata riconosciuta in vita.

Attraverso una non comune capacità di analisi, lo scrittore mette in luce i meccanismi ricattatori messi in atto dal padre, il cui comportamento predatorio trova sponda e sostegno in un condiviso sistema patriarcale all’interno del quale la madre non può che restare ai margini, finendo con il perdere sé stessa.

Quando la vittima aderisce al ruolo che le impone il carnefice

Il marito diventa metro e misura del suo orizzonte e la priva delle amiche, della famiglia, del potere decisionale, della dignità, in un soffocante gioco delle parti dove la vittima aderisce completamente al ruolo che le assegna il carnefice. E in questa impari assegnazione dei ruoli, il figlio si presta al copione che gli viene imposto e, come gli rinfaccia la sorella, rinuncia alla lotta congiunta contro il tiranno in favore di una prostituzione dei gesti che ha come unico scopo quello di evitare il peggio. Con assoluta maestria Bajani mette in scena un annichilente regime di possesso e il paradosso di una madre che, umiliandosi, protegge il marito dal male che lui le infligge e trascorre giornate vuote di senso, per sedersi, la sera, ad ascoltare tutto quello che è successo agli altri.

L’anniversario di Andrea Bajani: una scelta estrema per sopravvivere

L'anniversario di Andrea Bajani

L’opera si apre con la domanda che gli pone la donna, chiedendogli quando lo avrebbe rivisto, come se sapesse, in una sorta di istintiva preveggenza, che quella sarebbe stata l’ultima volta che si sarebbero incontrati. Nel decimo anniversario di quel giorno, il protagonista decide di mettere su carta i motivi che, dopo anni di soprusi e ricatti emotivi, lo hanno spinto alla decisione di non rivedere mai più i suoi genitori. Una scelta estrema, dettata non dalla razionalità, che aborrisce questo tipo di soluzione, ma dall’istinto di sopravvivenza.

In queste pagine l’autore va alla ricerca della vita della madre, le cui tracce sfuggono al ricordo e alle testimonianze dirette, tentando di scorporarla dal padre attraverso quella scrittura “che si disinteressa quasi sempre del reale e fornisce sempre il vero”.

Un romanzo – uno dei migliori degli ultimi anni – che si legge con i muscoli contratti, in un perenne stato di tensione nel quale si respira l’aria pesante dei silenzi che si stratificano dietro le porte chiuse di casa, attraversati dalla paura costante che un elemento improvviso possa squarciarli e mutarli in violenza.

Bajani ci consegna un libro struggente che ferisce, colpisce e disarma per farsi, alla fine, liberazione.

Come solo la grande letteratura sa fare.

IL VINO

Il vino in abbinamento è un Nebbiolo, in omaggio ai luoghi del romanzo, vino pieno e robusto dalle note intense e persistenti, come i ricordi dei traumi familiari.

LE CITAZIONI

Andrea Bajani

“Lui voleva che lei fosse niente per potere, lui, essere qualcosa, e lei voleva essere niente perché essere niente era almeno qualcosa”.

“In ogni scena mia madre guarda altrove. Più che il corpo di mio padre che sovrasta, è quello di lei che si sottrae. Quel sottrarsi per timidezza o per timore, è quello che mi resta”.

“Mia madre era distratta perché, pur di salvarsi, si era trasferita altrove, in uno spazio intermedio tr il succedersi delle cose e il suo prenderne atto”.

L’anniversario di Andrea Bajani, Feltrinelli, a cura di Sopra le righe.

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