Dio sia lodato, c’è vita là fuori! Questo è quello che ho pensato dopo aver letto le prime righe di Controtempo, scritto dall’ispirata penna di Emanuela Guarnieri. Un incipit potente, perfetto, che ti tiene incollata alla pagina e che ti fa prendere una boccata d’aria fresca in un mondo di pubblicazioni che, spesso, sanno di aria viziata dal già noto e dal già detto. Non è il caso di Controtempo, un’opera che prescinde da qualsiasi etichettatura, sovrapponendo dimensioni diverse nelle quali si intrecciano il sogno, l’incubo, la vita vissuta e quella sperata.
L’OSSESSIONE DEL TEMPO
Alfredo, questo il nome del protagonista, è un uomo ossessionato dal tempo, nelle sue molteplici declinazioni e sfaccettature (bellissime, tra le altre, le espressioni “tempo zitto” e “il ritmo zoppo di una camminata dispari”). Nel suo pensiero, spesso delirante, confluiscono il ricordo della nonna, che coincide con la rimpianta dimensione dell’infanzia, la sua paura di consumarsi e svanire con il procedere ansimante delle ore, il rimorso per i sentimenti che gli restano imbrigliati nella lingua.
IL BATTITO MANCANTE
Finanche nei gesti del quotidiano, Alfredo cerca il tempo delle cose, persino aprendo il frigorifero, quando cerca “l’alimento che ha finito il suo tempo”. Ma il tempo di Alfredo è incapace di adattarsi a quello degli altri e il terrore costante di precipitare nel vuoto si materializza quando l’uomo ha un incidente che gli provoca tre settimane di coma. Quando esce da questa dimensione sospesa, iniziano a verificarsi cose inspiegabili: il treno che prendeva ogni mattina alle undici non è mai esistito, il suo telefono non riceve più messaggi e lui sente che il suo cuore ha un battito mancante.
IL TERRORE DI VIVERE
Quella dell’autrice è una scrittura densa, forte e originale, capace di dar vita a un libro sicuramente non per tutti, e di tratteggiare un personaggio complesso che grida la sua paura di stare al mondo, il dolore per la donna che l’ha lasciato in cerca di orizzonti più vasti dei suoi, il rimorso per aver deposto le armi lasciandola andare. E’ la storia di un uomo in cerca del tempo che gli hanno rubato, di una dimensione che plachi le sue paure e che, come nel poetico finale, gli restituisca i frammenti più importanti della sua vita e, finalmente, il battito mancante del suo cuore.
“Tra i passeggeri, intanto, continua a regnare la tranquillità. Tutti aspettano il tempo giusto che, evidentemente, non è quello che aspettavo io”.
“Nonna lo sapeva bene. Con una carezza sorridente mi ricordò per l’ennesima volta che la felicità è una cosa che si aspetta un tempo infinito e spesso quando arriva ti punisce”.
Da “Controtempo”
IL VINO
Ad accompagnare quest’opera, niente di meglio di un vino fortificato, per produrre il quale il processo di fermentazione viene bloccato, come il tempo di Alfredo, e poi fortificato con l‘aggiunta di alcool. Un’aggiunta che ricorda quella del battito restituito alla vita del protagonista.
Controtempo, di Emanuela Guarnieri, Wojtek edizioni, a cura di Sopra le righe.