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“Quando abbiamo smesso di capire il mondo” di Benjamín Labatut: recensione libro

Leggere “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” di Benjamin Labatut è un’esperienza che un lettore amante di saggi deve fare prima o poi nella sua vita. Attirato dalla bellezza della copertina, e dalla curiosità di leggere il libro “del momento” (è molto chiacchierato, soprattutto su Instagram) credo di aver fatto l’errore di fiondarmi subito su questo testo camaleontico.

Un errore, perché una volta finite le 178 pagine del libro, il senso di vuoto è enorme, ed ho trovato difficile ritrovare facilmente un altro saggio meta-scientifico che possa avvicinarsi ai livelli di quello scritto dall’autore cileno, nato a Rotterdam.

Metascientifico, in che senso?

yves klein barbara Andiamo però per ordine. “Quando abbiamo smesso di capire il mondo” è una raccolta di racconti con un tema che li collega: la genesi di alcune delle più grandi scoperte scientifiche e le conseguenze che hanno avuto su chi le ha generate.

Detto così potrebbe sembrare noiose, un argomento che abbiamo già visto e rivisto… e invece nei 5 racconti che Labatut scrive ci immergiamo nella storia del Mondo (potremmo dire quasi esclusivamente della vecchia Europa, in realtà) ma soprattutto nella storia degli uomini che hanno smesso di capire il Mondo, per arrivare ai punti più alti che la scienza potesse mai toccare.

“Soffrii impotente mentre assistevo alla distruzione della mia consapevolezza del tempo, della mia incrollabile determinazione, del mio senso del dovere e della proporzione! E a chi dobbiamo questo meraviglioso inferno se non a voi? Mi dica quando ha avuto inizio questa follia, professore. Quand’è che abbiamo smesso di capire il mondo?”.

Si parte con un saggio storico, che spiega la straordinaria scoperta del Blu di Prussia, attraverso una sostanza che salvò migliaia di vite se applicata al campo dell’agricoltura, ma che ne distruggerà di milioni, utilizzata nelle armi di distruzione che animarono la prima guerra mondiale, ma soprattutto nelle camere a gas di Auschwitz e degli altri campi di sterminio nazisti.

Si arriva al racconto di vite che hanno cambiato la nostra storia, quella di Fritz Haber, Karl Schwarzschild – che proprio mentre era in trincea, risolse le equazioni di Einstein, Alexander Grothendieck – un matematico apolide che, una volta fatta la scoperta della sua vita decise di allontanarsi da tutto e tutti diventando una sorta di barbone, per poi arrivare al racconto principale, quello più lungo, in cui le vite di Schrodinger, Heisenberg, de  Broglie ed Einstein, si intrecciano per dare vita alle prime teorie sulla meccanica quantistica.

La straordinarietà del libro scritto da Labatut sta nel suo modo in cui teorie complicate, che sembrano lontane dalla nostra vita quotidiana, vengono raccontate, mischiando fatti reali ad alcuni passi chiaramente inventati che ci aiutano però a conoscere il background culturale, storico e sociale di alcuni degli uomini più importanti della storia.

“Quando abbiamo smesso di capire il mondo” è un libro per tutti

Chi qui vi scrive fin dai tempi del liceo ha litigato con la fisica, l’algebra e la matematica. Non ho avuto però difficoltà ad approcciarmi ai racconti che troviamo dentro questo volume, e andando sempre più avanti è lo stupore con cui apprendiamo il modo in cui siamo arrivati a certe teorie che prende il sopravvento.

Un enorme filo conduttore, tuttavia, unisce queste vite: ogni volta che uno scienziato si trova di fronte all’abisso di una nuova scoperta, intuisce anche l’enorme minaccia che questa potrebbe nascondere… per sé, e per le vite di tutti.

Tutti i personaggi vengono inghiottiti dall’ossessione, quasi maledetti dal loro stesso sapere, e in qualche modo non riescono a tornare alle vite di prima, sacrificando qualcosa.

Benjamin Labatut ha inoltre confessato di essere il protagonista de “Il giardiniere notturno”, il racconto che chiude il libro, e di aver vissuto la scrittura di questo volume anche lui come immerso in un’ossessione, in un enorme buco nero che poteva assorbirlo da un momento all’altro.

Non stiamo, tuttavia, parlando del solito cliché del libro maledetto, piuttosto di un saggio che mescola tanti stili e che oltre a dare delle grandi nozioni scientifiche (anche a chi era all’oscuro di tutto) ci racconta molto di come il mondo della scienza sia fortemente intrecciato alla spiritualità.

“Per come la vedo io, la scienza è un’impresa spirituale, quindi sì, la spiritualità ha un posto importante nel mio libro, molto importante.”

B. Labatut

“Quando abbiamo smesso di capire il mondo” di Benjamin Labatut, edizioni Adelphi. SegnaLibri

Benedetto Greco

Giornalista pubblicista e graphic designer. Mi occupo principalmente di sport, amo perdermi nei libri, comprarne di nuovi, vederli vicini a me, e farmi abbracciare dalle loro storie.

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