Quei libri lì

“L’unica via d’uscita è dentro” di Alice: il racconto della regina nascosta del pop italiano

Il suo nome è Carla. Carla Bissi. Ma gli appassionati di musica la conoscono come Alice. Quella di “Per Elisa”, di “Messaggio”.

Poco più di un mese fa, Carla Bissi ha raggiunto il traguardo dei 70 anni di età, la maggior parte dei quali consacrati proprio alla musica. A dispetto di un inizio incerto, di una partenza condizionata da discografici non all’altezza del proprio ruolo (“Con quella bocca lì, non puoi cantare canzoni così impegnate”) e da canzoni non certo memorabili. Una carriera artistica costruita con pazienza, con l’edizione 1981 del Festival di Sanremo nel ruolo di spartiacque: Alice finì sul punto più alto del podio con la già menzionata “Per Elisa”. Da lì in poi, una strada in discesa e una discografia piena zeppa di capolavori.

Il racconto di una popstar

l'unica via d'uscita è dentro aliceCarla Bissi si racconta tra le pagine di “L’unica via d’uscita è dentro”, volume scritto con la collaborazione del compagno di vita e di lavoro Francesco Messina. Un’autobiografia dalla scrittura vivace e scorrevole, dotata di un apparato fotografico di prim’ordine, che ripercorre le tappe di oltre cinquant’anni vissuti a stretto contatto con l’industria discografica. Un percorso non sempre semplice, pieno di successi e con qualche delusione di contorno, un percorso nel quale non sono mancati incontri fatali, come quello con Franco Battiato. Inoltre, Alice/Carla Bissi ha avuto la possibilità di collaborare con musicisti d’eccezione come Paolo Fresu, Allan Goldberg, Phil Manzanera, Tony Levin, Jerry Marotta, inevitabile che la sua cifra artistica abbia finito per prendere altre direzioni, evolvendosi. Un cambio di pelle che può essere riconducibile all’uscita di “Park Hotel”, album del 1986, che portò Alice tra le braccia della musica colta.

“L’unica via d’uscita è dentro” di Alice: un centrifugato di aneddoti

“L’unica via d’uscita è dentro” di Alice è anche, forse soprattutto, un centrifugato di aneddoti, di racconti di errori e di piccole/grandi intuizioni, di storie narrate con sincerità e trasporto, spesso associate a riflessioni filosofiche di stampo orientale. Poco, quasi nullo, lo spazio per la vita privata, anche se non mancano considerazioni su scelte che, con ogni probabilità, avrebbero dato la possibilità alla cantante e autrice romagnola di diventare una star a livello mondiale: il riferimento è al rifiuto di essere messa sotto contratto da una grande etichetta discografica statunitense, che le aveva assicurato una serie di tournée e di apparizioni televisive. Alice preferì rinunciare per continuare a inseguire i suoi sogni di ricerca musicale e non stravolgere l’assetto di una vita che stava scorrendo come meglio non avrebbe potuto. D’altra parte, come sottolinea lei stessa tra le righe del libro: “Sono una di campagna. E mi piace ancora esserlo. Il resto è venuto dopo”.

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“L’unica via d’uscita è dentro” di Alice, edizioni Rizzoli. Quei libri lì.

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