“Un giorno questo dolore ti sarà utile” di Peter Cameron: disagio e solutidine nella società contemporanea

Ho scelto di leggere questo libro perché fortemente attratto dal titolo e da qualche parere piuttosto entusiasta che avevo letto a riguardo. Come sono solito fare, però, ho lasciato passare del tempo prima di iniziarne la lettura, per evitare condizionamenti e, soprattutto, per avvicinarmi alla narrazione senza avere punti di riferimento. Devo dire che formulare un giudizio finale sul libro è stato piuttosto complesso, e provo a spiegarne di seguito il perché.

Un giorno questo dolore ti sarà utile di Peter Cameron è una perfetta fotografia della società contemporanea, abitata da individui che si muovono come pedine solitarie sulla grande scacchiera che rappresenta la vita e i suoi affanni quotidiani. Esistenze che, quasi meccanicamente, si costruiscono in modo falsamente originale, dato che poi si sviluppano e corrono su binari già prestabiliti, ai quali è necessario agganciarsi per procedere nel cammino ed evitare di uscire fuori strada. Ma, soprattutto, per rimanere al passo degli altri e non ritrovarsi, ancora una volta in totale solitudine, a nuotare in una grande pozza di alienazione.

È quello che accade a James, un diciottenne alle prese con i suoi equivoci esistenziali, rimasto incastonato tra l’adolescenza e l’età adulta, senza appartenere più né all’una né all’altra. Un giovane che rifugge la vita sociale, che sente profonda distanza tra sé e i suoi coetanei e che si oppone a salire su quei binari che lo porterebbero a percorrere il classico itinerario socialmente accettato costruito sul tridente scuola, università, lavoro, che per i più è sinonimo di realizzazione. Un limbo vischioso, dunque, nel quale annaspa faticosamente, e che gli disintegra quelle poche certezze che si è costruito. Attorno a sé il nulla: perché l’alienazione non è solo un problema dei giovani, ma anche delle tante altre pedine che si muovono, quasi come fossero automi, sui diversi livelli di quella stessa medesima scacchiera, che restituisce noiosa routine, relazioni superficiali, frustrazione, in un appiattimento generale che ingrigisce, disorienta e nasconde i colori più vividi dell’esistenza. Come accade ai suoi genitori separati, come accade anche a sua sorella. Ma poi c’è Nanette, la nonna: altra generazione, altra visione, una donna esterna alle dinamiche della società contemporanea, che con grande disinvoltura dimostra cosa significhi avere stabilità, certezze e serenità e vivere al di fuori delle sfere dell’ambizione e della competizione. Ed è lì che James ritorna puntualmente, quando il rischio di affogare diventa imminente.

Ora, alla domanda se mi è piaciuto questo libro rispondo in due modi: ho fatto grande fatica a seguire la narrazione, soprattutto nella prima parte, perché l’ho trovata piuttosto pesante, non particolarmente brillante, in alcune parti forse un po’ noiosa, ma ho apprezzato il modo in cui Cameron ha costruito il romanzo, lasciando ai protagonisti il compito di raccontare il proprio disagio attraverso dialoghi, comportamenti e atteggiamenti che comunicano costantemente una sensazione di profonda solitudine e instabilità. Lo stile un po’ soporifero non mi ha totalmente convinto ma ho trovato la lettura molto attuale, perché racconta effettivamente uno spaccato di vita contemporanea mettendone in luce le insicurezze quotidiane, più evidenti forse negli adolescenti ma dalle quali nemmeno gli adulti sono del tutto esenti, che si riflettono in una società sempre più individualista, frammentata e continuamente insoddisfatta.



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“Un giorno questo dolore ti sarà utile” di Peter Cameron, edizioni Adelphi. Libri in Pillole.

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