Credo esistano pochi dolori forti come quello provocato dal momento esatto in cui si realizza che una relazione d’amore è arrivata al capolinea. Perché è l’attimo in cui si disintegra quel porto sicuro dove si torna ogni sera, in cui franano sentimenti, abitudini e quelle certezze che scandiscono la routine giornaliera.
Ci si ritrova di punto in bianco nudi, senza più niente, senza più punti di riferimento. Per questo c’è chi, per evitare di vivere questo senso di disorientamento, comincia ad affannarsi con l’obiettivo di rimettere insieme i cocci di una relazione ormai in frantumi, per svicolare la difficoltà di ricominciare tutto da capo. Atteggiamento che però molto spesso si rivela tossico, deleterio, che logora cuore e nervi.
“In fin dei conti, dispiace dirlo, qualsiasi donna prima o poi si ritrova con le corna. È come la menopausa, è questione di tempo, ma nessuna si salva. Il fatto è che alcune donne non se ne accorgono mai. E sono quelle che stanno meglio, perché per loro la vita non cambia. Invece noi che ce ne siamo accorte cominciamo a farci un sacco di domande: chi sarà lei, dove abbiamo sbagliato, che cosa dobbiamo fare, se dobbiamo perdonarlo oppure no, come fargliela pagare, e se anche il suddetto marito lascia quell’altra, a quel punto ci siamo create dei tali casini mentali da non riuscire più a tornare indietro. Con il rischio di esserci inventate una storia molto più seria e complicata di quanto non fosse in realtà. Io non volevo compiere l’errore di tante donne. In fin dei conti, una donna che disegnava hn cuore con il rossetto e si firmava “Tua” non poteva essere una persona importante nella vita di Ernesto”.
Ed è esattamente quello che accade a una famiglia medio borghese di Buenos Aires nel momento in cui Inés scopre il tradimento del marito Ernesto, dopo il ritrovamento di un bigliettino sul quale col rossetto c’è scritto “Tua”. Inizia così il romanzo di Claudia Piñeiro che, attraverso la narrazione delle vicende matrimoniali dei protagonisti, crea un thriller psicocologico veloce, rapido, con una serie di eventi e colpi di scena che sorprendono, spiazzano, mantenendo sempre alta l’attenzione del lettore.
Nonostante il libro non sia lunghissimo, l’autrice argentina affronta, mediante questo dramma familiare, una serie di tematiche molto interessanti, come il tradimento, la visione patriarcale del sistema famiglia, la disconnessione esistente tra genitori e figlia, vista più come un elemento di disturbo che come persona da crescere e accudire, ma anche l’ossessione di salvaguardare le apparenze, di conservare quello status di famiglia nonostante si stia tentando di fermare il crollo di una montagna con due sole mani.
“[…] Invece io ero tutelata dalla legge. Mi sono scrollata di dosso l’appellativo “la figlia di Blanca” quando sono diventata “la moglie di Ernesto”. E sono felice di sentirmi chiamare così, sento di avere il mio posto nel mondo. Il mio territorio. E poi è un bene che gli altri sappiano che non sei una donna sola che c’è un uomo che si occupa di te, e che se fori la gomma dell’auto c’è qualcuno che te la sostituisce. Non c’è niente da fare, viviamo in una società maschilista”.
Tua di Claudia Piñeiro è un giallo atipico, perché si sviluppa all’interno di un nucleo famigliare, dove ognuno dei tre componenti capisce ben presto che non esistono alleati, ma che per salvarsi bisognerà attingere solo ed esclusivamente dalle proprie forze.
“Tua” di Claudia Piñeiro, edizioni Feltrinelli. Libri in Pillole.