Partiamo dalla fine: Guillermo Arriaga è il genio che, insieme ad Alejandro Gonzalez Iñarritu, ha lavorato alla sceneggiatura della Trilogia della Morte, un trittico di film straordinari composto da Amores perros, 21 grammi e Babel che, a mio personalissimo avviso, tutti dovrebbero vedere almeno una volta nella vita.
Questa premessa è utile per dare un’idea di cosa ci sia dentro a Salvare il fuoco, ultimo romanzo scritto dall’artista messicano: non c’è il Messico delle belle spiagge, dei mojito a bordo piscina e dei sombreros di paglia, no. C’è il Messico reale, quello crudo, polveroso e violento, il Messico fatto di sangue, sudore, fuoco e piombo, il Messico delle disuguaglianze sociali, della corruzione, dell’ambizione di potere e della morte.
Un Messico che si presenta esattamente spaccato a metà: da una lato i piccoli borghesi, con i loro quartieri di lusso fatti di agi e confort, dall’altra le zone povere e impoverite dalla criminalità e dalla violenza. Da un lato, dunque, coloro che vivono una vita ovattata, comoda, privilegiata, distante dalla realtà dei marciapiedi, dall’altro chi ha dovuto imparare a vivere e respirare la strada, a esistere in un ambiente ostile, ruvido, perennemente conflittivo, dove un singolo errore può significare una pallottola nel cranio. Così, su due piedi, senza troppe riflessioni.
Due mondi opposti che appaiono separati, ma che trovano un punto di contatto attraverso Marina, una coreografa di successo, e José, un criminale condannato a cinquant’anni di carcere per omicidio plurimo. Una storia che si costruisce pagina dopo pagina, attraverso la quale Arriaga mette in mostra le contraddizioni e le complessità della società messicana che, oltre a essere rigidamente suddivisa in due parti opposte, si ritrova anche intrappolata nello strutturato rapporto di connivenza e conflitto tra politica e narcotraffico, che si riflette in modo evidente anche nella vita quotidiana: le linee della legalità e dell’illegalità sono talmente sfumate da rendere quasi inaccessibile non solo la giustizia ma anche la semplice idea di giustizia ai comuni cittadini.
E in mezzo a tutto questo c’è il fuoco. Un fuoco che arde perennemente, che si alza imponente verso il cielo, un fuoco che separa, brucia e incenerisce, un fuoco che distrugge, cancella e polverizza, ma che si configura anche come il motore essenziale che anima le azioni di chi deve vivere e sopravvivere in Messico: è il fuoco della rabbia, il fuoco della gelosia, il fuoco dell’ambizione, il fuoco della vendetta, il fuoco della passione, che deve essere preservato, alimentato e rispettato, perché è il fuoco dell’esistenza, senza il quale non è possibile né vivere, né esistere.
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“Salvare il fuoco” di Guillermo Arriaga, edizioni Bompiani. Libri in Pillole.