“Pesca alla trota in America” di Richard Brautigan: recensione libro

La sensazione che si ha leggendo Pesca alla trota in America di Richard Brautigan è quella di stare seduti su una sedia a dondolo di un tipico patio di una casa del far west in compagnia dell’autore che, mentre sorseggia un whisky con soda, racconta a ruota libera una serie di episodi legati sì alla pesca, ma attraverso i quali narra le varie sfaccettature che caratterizzano la vita marginale degli individui che popolano la società statunitense degli anni anni Sessanta.

Pesca alla trota in America è una combinazione di parole che torna ciclicamente nel testo, riferendosi in alcuni casi a dei personaggi probabilmente immaginari, in altri alla vera e propria pratica della pesca, di cui si parla nel testo pur non costituendo l’elemento centrale. Pesca alla trota in America è dunque un romanzo che non ha le caratteristiche di un romanzo, in quanto prodotto di un insieme di testi che spaziano dalla pesca alla trota, passando per episodi accaduti a personaggi sghembi attraverso i quali l’autore riflette, in modo estremamente ironico, sulla condizione dell’essere umano che risulta essere sempre più marginale, in una società popolata prevalentemente da hippie e ubriaconi solitari.

Un romanzo non semplice da leggere e non sempre facile da seguire, ma in cui emerge l’enorme capacità di Brautigan di essere dissacrante, ironico, surrealista ma al contempo anche riflessivo e malinconico.

“Pesca alla trota in America” di Richard Brautigan, edizioni Einaudi. Libri in Pillole.

Exit mobile version