Libri in pillole

“Patria” di Fernando Aramburu: dare nome e volti ai terroristi dell’ETA

Ho dei ricordi abbastanza chiari di quel periodo in cui in l’ETA, organizzazione armata nata nel ’58 con lo scopo di rendere indipendente il País Basco, seminava distruzione e morte attraverso un’attività terroristica incessante, che in sessant’anni di storia ha fatto registrare oltre 2400 attentati e circa 850 morti, secondo i dati del ministero dell’interno spagnolo. Ricordo, soprattutto negli anni ’90, come i telegiornali italiani raccontavano nelle loro cronache storie di rapimenti e autobombe che esplodevano sul suolo iberico, azioni sempre firmate dai nazionalisti baschi.

Ma non ho mai immaginato cosa potesse significare vivere in prima persona quel lungo periodo di lotta armata, respirare l’odore della tensione e della paura di chi il País Basco lo ha abitato e vissuto sulla propria pelle, sperimentando non solo gli eventi più clamorosi come gli attentati, ma soprattutto quella frattura che si creò tra chi era affiliato al movimento indipendentista, o fortemente simpatizzante, e chi, invece, si sentiva distante sia dagli obiettivi politici nazionalisti dell’organizzazione che dalle modalità di azione.

Patria di Fernando Aramburu ci riconduce esattamente sulla grande X di un paesino basco, dove la realtà sociale inizia a modificarsi nel momento in cui l’ETA inizia a crescere e a irrobustire le sue radici nella testa e nelle braccia della popolazione residente. In quegli spazi, dunque, dove però non vivono solo i fanatici sostenitori della causa indipendentista, bensì anche chi vorrebbe rimanere ai margini, malgrado l’operazione diventi pressoché impossibile. Perché quando il paese è schierato, se si vuole fare parte della comunità, non ci si può tirare indietro.

“Erano comparse delle scritte sui muri. Una tra le tante: Txato Txibato, Txato spia. Per la rima, suppongo, ma serviva a diffamare e a fare paura. Tizio fa un poco, Caio un altro poco e, quando succede la disgrazia che hanno causato tutti insieme, nessuno si sente responsabile perché, alla fine fine, io ho soltanto fatto una scritta, io ho soltanto rivelato dove abitava, io gli ho solo detto qualche parola, magari offensiva, però, senti, sono soltanto parole, rumori effimeri nell’aria”.

È quasi riduttivo parlare di Patria di Aramburu come di un semplice libro, perché è un’esperienza di lettura totalizzante, con carattere quasi documentale: per la completezza di una narrazione che non dimentica nulla, che non tralascia dettagli, che non risparmia particolari utili per entrare appieno nella vita di due famiglie spagnole, anzi basche, e conoscere ogni pensiero, ogni gesto, ogni sfumatura che caratterizzano modi, abitudini, ideologie e valori di persone amiche che si ritroveranno opposte l’un l’altra, divise da una barriera politica insormontabile, ma che dovranno condividere lo stesso angusto spazio di un paesino dove nulla può essere nascosto, omesso, tralasciato.

“L’ETA deve agire senza fermarsi mai. Non ha altra scelta. È da tempo che è caduta nell’automatismo dell’attività cieca. Se non fa danni , non è, non esiste, non svolge nessuna funzione. Questo modo di funzionare mafioso è al di sopra della volontà dei suoi componenti. Nemmeno i suoi capi si possono sottrarre. Sì, va bene, prendono decisioni, ma è solo apparenza. Non possono comunque evitare di prenderle perché la macchina del terrore, una volta che ha preso velocità, non si può fermare. Capisci?”.

Ciò che colpisce maggiormente di questo romanzo, oltre al carattere storico che personalizza la narrazione di un’organizzazione terrorista dando nome e volti ai suoi membri, è l’attenzione con cui Aramburu ha caratterizzato ogni singolo personaggio, che appare vivido, in carne e ossa, con ogni singola sfumatura caratteriale ben delineata, con ogni singola piccola evoluzione ben evidenziata, sia fisica, dovuta al naturale scorrere del tempo, che ideologica, dovuta invece al contesto all’interno del quale si esiste.

Un libro clamorosamente bello, che entra a mio avviso con pieno merito nella sezione capolavori letterari.

“Patria” di Fernando Aramburu, edizioni Guanda. Libri in Pillole.

Alessandro Oricchio

Dottorando in studi politici Sapienza Università di Roma, speaker di Teleradiostereo, giornalista pubblicista iscritto all'Odg del Lazio. Amante dei libri, dei viaggi, del calcio, della lingua spagnola, del mare e della cacio e pepe.

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