“Pappagalli verdi” di Gino Strada: mine antiuomo, bambini e il volto disumano della guerra

Recensire questo libro è di una difficoltà inaudita. Perché questo non è un romanzo, non è un racconto di finzione: è una totale immersione in una realtà dolorosa che dilania cuore e anima, una cronaca che corrode, che affonda le sue unghie affilate nella pelle lasciando indelebili cicatrici e tanta rabbia.

pappagalli verdi gino stradaPerché non si può restare inermi davanti alle atrocità raccontate in questo resoconto scritto da Gino Strada, chirurgo di guerra che, con il suo team internazionale di medici di Emergency, ha prestato soccorso in quelle aree dove il conflitto ha lasciato dietro di sé scie di morte e mutilazioni. Iran, Iraq, Afghanistan, Pakistan, Kurdistan, Ruanda, Etiopia, Angola: sono solo alcuni dei Paesi in cui ha operato Gino Strada, le cui mani hanno salvato la vita a una moltitudine di vittime di bombardamenti, di mine antiuomo, di raffiche di proiettili, soprattutto civili che hanno subito passivamente la guerra pagandone un prezzo altissimo.

Perché quando si parla di guerra generalmente si pensa a eserciti di soldati, a divise mimetiche, ad armi spianate durante le azioni militari. Ma c’è un altro tipo di associazione che, invece, dovrebbe essere primaria, che è quella relativa alle principali vittime di guerra: i civili. Donne, uomini, anziani e bambini che, di fatto, sono quelli che la guerra la subiscono, che ne vivono gli orrori, che sono obbligati a conviverci nella speranza di uscirne indenni, malgrado la salvezza molto spesso diventi un miraggio per chi è costretto a normalizzare un quotidianità fatta di violenza, sangue e morte ovunque. Come racconta, appunto, Gino Strada:

“Poi la guerra l’ho vista davvero, e da vicino, facendo il mio mestiere di chirurgo. E ho potuto guardarle in faccia, le vittime. È strano, ma all’inizio mi sono ancora sorpreso. Era la prima volta, tra i feriti del conflitto afgano. Avevo immaginato si trovarmi in faccia a combattenti con la benda insanguinata sul capo, e mi sono ritrovato a operare centinaia di donne e bambini, di vecchi magri e con la barba piena di polvere. Ma chi la faceva, la guerra? Non c’era neppure una pistola ad acqua intorno a me, che i combattenti fossero tutti invisibili come Garabombo? Allora ho cominciato a capire le analisi del Peace Research Institute di Oslo. Raccogliendo i dati su oltre quattromila pazienti che abbiamo operato a Kabul, ne ho avuto la conferma: il novantatré per cento erano civili, il trentaquattro per cento bambini sotto i quattordici anni”.

Pappagalli verdi di Gino Strada è un libro che dovrebbe essere obbligatorio leggere in tutte le scuole, dovrebbe essere uno di quei testi fondamentali che ogni studentessa e ogni studente deve studiare per imparare cosa significhi fare la guerra oggi. E per capire, inoltre, chi sono le reali vittime delle guerre: non i capi di stato, né le grandi delegazioni internazionali, che neanche si sporcano minimamente di polvere i loro comodi e lucidi vestiti, bensì il popolo, i civili, principalmente donne, anziani e soprattutto bambini, schiacciati, offesi, mutilati, devastati da una guerra che di sicuro non hanno scelto di combattere.



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“Pappagalli verdi” di Fino Strada, edizioni Feltrinelli. Libri in Pillole.

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