“Non qui non altrove” di Tommy Orange: recensione libro

Non qui non altrove è un romanzo che mette al centro della storia gli indiani d’America, che questa volta non compaiono come figuranti o nemici da inseguire e sbaragliare, ma come veri e propri protagonisti di una narrazione ambientata a Oakland, negli Stati Uniti. Qui, una volta l’anno, viene organizzato uno degli eventi più importanti che serve a conservare nella memoria e a tramandare la tradizione indiana: il powwow, un appuntamento in cui si riuniscono da tutto il mondo i nativi americani che, attraverso le danze e le musiche tradizionali, onorano il ricordo degli indiani d’America.


Un romanzo in cui sono molteplici i protagonisti, tutti di discendenza indiana: Orvil, il bambino che sogna di prendere parte al powwow e studia su YouTube le danze dei nativi; Dene, che vuole onorare la memoria dello zio e delle tradizioni indiane attraverso la realizzazioni di brevi documentari; Opal e Jaqui, sorellastre la cui vita è stata segnata dall’occupazione, in età adolescenziale, dell’isola di Alcatraz da parte dei nativi americani; Edwin e Blue, addetti all’organizzazione del powwow; Octavio, Tony e Charles che progettano un piano particolare in vista del grande evento, e tanti altri protagonisti le cui storie si intrecciano lungo la narrazione fino ad arrivare al sorprendente epilogo finale.


Non qui non altrove di Tommy Orange è un libro che affronta l’interessante e poco trattato argomento relativo agli indiani d’America: un insieme di popolazioni che, dopo essere state progressivamente annientate nel tempo, sono state spazzate via dai loro territori e sono finite a vivere in una terra che non esiste più, né qui né altrove. Popolazioni la cui identità è stata diluita, forzatamente, in quella degli invasori, e che attraverso eventi come il powwow riescono a “riavere un luogo che, almeno per un giorno, sia di nuovo solo loro”

“Non qui non altrove” di Tommy Orange, edizioni Frassinelli Editore. Libri in Pillole.

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