“Ninfee nere” di Michel Bussi: recensione libro

Giverny è un piccolo paesino situato in Normandia, famoso perché vi dimorò Claude Monet trascorrendo gran parte della sua vita a dipingere ninfee. Un luogo impregnato di arte, dove tutto gira intorno alla pittura e all’eredità lasciata da uno dei padri dell’impressionismo francese. Èd è proprio qui che si svolge la narrazione di Ninfee Nere di Michel Bussi.

La tranquillità del paesino viene sconvolta dall’omicidio di un uomo: il neo arrivato ispettore Serenac sarà l’incaricato di svolgere le indagini insieme al suo collega Sylvio. La loro ricerca del colpevole si intreccia così con la storia di tre donne: una bambina di 11 anni, Fanette, che si divide tra la scuola e la pittura; un’affascinante maestra delle elementari, Stephanie, che nonostante sia sposata con Jacques viene corteggiata da diversi uomini; un’anziana che vive nel vecchio mulino che troneggia sul paesino, posizione da cui può osservare tutto ciò che accade a Giverny.


Ninfee nere è un intreccio narrativo sorprendente, in cui il lettore non riesce ad anticipare quello che succederà nelle pagine successive, fino allo scioglimento finale. Uno stile fluido, in cui le descrizioni contribuiscono a costruire la scenografia dove si realizza la storia: un giallo appassionante legato indissolubilmente al mondo dell’arte.

“Ninfee nere” di Michel Bussi, edizioni E/O. Libri in Pillole.

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