“Macchine come me” di Ian McEwan: recensione libro

Non è un compito semplice parlare di Macchine come me, romanzo in cui l’autore britannico McEwan costruisce una storia ambientata in un passato/futuro distopico datato 1982. È l’anno in cui il Regno Unito è impegnato nella guerra delle Falkland, Alan Turing, padre dell’informatica, è ancora vivo, così come lo è Kennedy il cui attentato è fallito.

In questa realtà ribaltata troviamo Charlie, appassionato di antropologia che decide di investire tutti i suoi risparmi nell’acquisto di un androide per dare una svolta alla sua relazione di amicizia con Miranda, la vicina di cui è innamorato. Piomba dunque nelle loro vite Adam, un robot con le sembianze umane che viene programmato secondo i gusti dei proprietari per interagire, inserirsi e partecipare alla vita familiare. Un automa, quindi, che gradualmente dovrà costruirsi la sua personalità, sviluppare i suoi sentimenti, capire il funzionamento della routine umana. Ed è così che inizia la riflessione dell’autore sul rapporto tra le macchine e l’uomo: dei sistemi operativi tecnicamente perfetti sarebbero in grado di accettare e convivere con le contraddizioni dell’uomo? Cosa succederebbe se le macchine riuscissero a dimostrare di sapersi comportare in modo più coerente rispetto agli uomini?

“Secondo me gli Adam ed Eve non erano attrezzati per capire i processi decisionali umani, il modo in cui i nostri principi vengono distorti dal campo di forze di emozioni, pregiudizi, autoinganni e di tutti i sistematici errori delle nostre funzioni cognitive. In poco tempo, questi Adam e queste Eve si ritrovavano senza speranza. Non riuscivano a capirci, perché noi stessi non ci capiamo. I loro programmi di apprendimento non erano in grado di contemplarci. Non conoscendo la nostra mente, come avremmo potuto progettare la loro e aspettare di vederli felici al nostro fianco? “.

Macchine come me è un libro che mi ha affascinato molto, perché si interroga sulle imperfezioni degli esseri umani, ben rappresentate da Charlie e Miranda, la cui storia per inciso ho trovato piuttosto magnetica, e sul ruolo che le macchine potranno avere in un futuro lontano. Ed è una riflessione importante, che si basa sul tipo di coesistenza che potrebbe instaurarsi tra degli automi progettati per applicare freddamente delle precise e corrette norme comportamentali e l’uomo, la cui vita è invece governata dalle imperfezioni legate alla intrinseca natura di un essere composto non da microchip e bulloni ma da pelle e sangue che scorre nelle vene.

Macchine come me” di Ian McEwan, edizioni Einaudi. Libri in Pillole.

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