“La corriera stravagante” di John Steinbeck: un viaggio on the road tra ironia e umanità

Oramai è diventata una regola: ogni volta che mi accingo a concludere la lettura di un romanzo di Steinbeck provo un’incredibile nostalgia nell’abbandonare narrazione, personaggi e luoghi, che mi sembrano talmente familiari da sentirli praticamente miei. E La corriera stravagante di John Steinbeck ha confermato tale regola.

Inizio dicendo che ho apprezzato molto il ritmo della narrazione: piuttosto controllato, volutamente rallentato per permettere al lettore di assorbire ogni dettaglio del racconto, ogni singolo aspetto e comportamento dei protagonisti che animano la storia e il contesto spaziale all’interno del quale prende vita.

la corriera stravagante di john steinbeckSiamo in California, alla Svolta dei Ribelli, un incrocio di strade in cui sorge una stazione di servizio con tanto di autorimessa e zona ristoro. È qui che dimorano Juan e Alice Chicoy, i proprietari dell’area di sosta e della corriera sulla quale viaggia un gruppo variegato di passeggeri che deve raggiungere la città immaginaria di San Juan de la Cruz. Tuttavia, a causa di un guasto al motore, la corriera è costretta a fermarsi, per permettere a Juan Chicoy di rimettere in sesto il torpedone e riprendere il cammino.

Una pausa forzata, dunque, di cui Steinbeck approfitta per farci conoscere da vicino i personaggi: da Juan e Alice Chicoy fino all’ultimo dei passeggeri, ognuno dei quali si porta appresso bagagli, ambizioni e la propria storia personale, che gradualmente viene rivelata nel romanzo. Sono piuttosto diversi l’uno dall’altro, ed è proprio questa interazione forzata che li obbliga, oramai stremati dagli imprevisti della giornata, a lasciar cadere ogni struttura e a palesare la propria indole più nascosta, in un viaggio, o un’odissea se vogliamo, che diventerà una sorta di esperienza rivelatoria per ognuno di loro.

Ed è interessante scoprire come Steinbeck si coccola questo gruppo di passeggeri guidati da Juan Chicoy, le cui esistenze, benché profondamente diverse, trovano un punto di incontro nella stessa speranza riposta nel viaggio della corriera: tutti, infatti, hanno estremo bisogno di nuova linfa, di qualcosa che possa spazzare ansie e preoccupazioni di una vita non ancora pienamente soddisfacente, realizzata.

Mi ha molto incuriosito anche la traduzione del titolo, perché dall’aggettivo stravagante mi aspettavo qualcosa di leggermente diverso. Forse avrei optato per un’altra traduzione: il titolo originale è The wayward bus. Wayward in inglese può significare capriccioso, imprevedibile, ribelle, restio. L’aggettivo stravagante, a mio avviso, non è esattamente in linea con quello che rappresenta il romanzo: perché forse oggi ha una connotazione più legata all’eccentricità che all’imprevedibilità e, benché ogni personaggio progressivamente esca fuori dai propri limiti mostrando la sua natura più intima, non ho trovato questo aspetto preponderante. Avrei forse scelto una definizione più incentrata sull’imprevedibilità, comune denominatore che, invece, riunisce tutti i protagonisti insieme al senso di precarietà e di malcelata insoddisfazione, che Steinbeck fa emergere gradualmente da ogni personaggio in modo straordinariamente naturale ed efficace, come solo la sua penna sa fare.

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“La corriera stravagante” di John Steinbeck, edizioni Bompiani. Libri in Pillole.

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