“La caduta” di Albert Camus: recensione libro

Quando comincio un nuovo libro generalmente ho bisogno di tempo (leggi pagine) per riuscire ad ambientarmi nei luoghi, per conoscere ed entrare in confidenza con i personaggi e la loro storia. Tempo che non ti dà La caduta di Albert Camus, perché fin dalle prime righe mi sono ritrovato seduto al bancone di un bar e sono stato travolto da un torrente di parole, che mi ha trascinato lungo le rapide del monologo di Clamence. È un avvocato parigino, che ha abbandonato la sua carriera lavorativa per stabilirsi in un quartiere di Amsterdam e rifugiarsi al Mexico-City, un bar di infimo ordine diventato teatro delle sue riflessioni.

“Sa, un mio conoscente divideva le persone in tre categorie: quelle che preferiscono non avere niente da nascondere piuttosto che essere costrette a mentire, quelle che preferiscono mentire piuttosto che non avere niente da nascondere, e infine quelle che amano tanto la menzogna quanto il segreto. Lascio a lei scegliere a quale tipologia appartengo”.

È un uomo che ha preso coscienza della sua debolezza, che si è ritrovato di fronte ai suoi limiti, ai suoi errori e che ambisce a mettere in guardia gli occasionali avventori della taverna del porto per far sì che possano redimersi ascoltando le sue parole. Clamence è un uomo elegante ed eloquente, che sa dominare la parola, un affabulatore, ed è infatti lui a conquistare la scena a discapito dei suoi ascoltatori che, benché esistano, non si materializzano davanti a lui, perché nessuno può togliere il primato al “giudice” che ha deciso di confessare le sue debolezze. Ma l’uomo è davvero in grado di riconoscere le proprie mancanze con effettiva oggettività?

È questo l’interrogativo di Camus, che ne La Caduta sviluppa magistralmente una sorta di flusso di coscienza esistenziale, in cui Clamence diventa il simbolo dell’uomo che deve fare i conti con il suo pentimento e al tempo stesso l’estremo cinismo con cui valuta e giudica la sua vita e quelle altrui. Un libro che, sebbene corto, non è di facile lettura, ma che si propone come una sorta di trattato filosofico sull’ambivalenza della natura umana.

“La caduta” di Albert Camus, edizioni Bompiani. Libri in Pillole.

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