“Il figlio peggiore” di Peter D’Angelo e Fabio Valle: recensione libro

Controllare le masse, governarle, indirizzarle, narcotizzarle, annientarle. Fu questo l’obiettivo di una imponente operazione segreta che negli anni ’70 si abbatté su Roma, una manovra coordinata da forze politiche e militari per spegnere sul nascere le manifestazioni di dissenso dei giovani di estrema sinistra. Erano gli anni di piombo, anni in cui in Italia la frattura tra politica e società era diventata oramai sempre più evidente, tanto da far registrare violente rivolte a colpi di bombe e armi da fuoco, che lasciarono dietro di sé morte e devastazione. Fino al 1975, quando improvvisamente le strade della Capitale, e dell’intero Paese, vennero invase da un ingente quantitativo di droga: l’eroina.

Comincia da qui l’indagine del giornalista Carlo Nisticò che, coadiuvato da un piccolo malavitoso di zona, un tossicologo, una giovane fotografa e un commissario di polizia, prova a scoperchiare la scatola dell’operazione Blue Moon, all’interno della quale si nascondono le trame di chi decise di contrastare le contestazioni mediante un’arma letale che fece sprofondare negli abissi una gran fetta della nuova generazione dell’epoca.

“I piani messi in pratica fino a ora hanno mirato a creare incertezza nelle masse, facendo ricadere le responsabilità di certi atti criminali sui gruppi più pericolosi. […] L’operazione pianificata dal Generale, a cui ho dato il mio modestissimo contributo, non mira semplicemente a creare tensione sociale e dei responsabili ad hoc, ma a fare in modo che gli oppositori si mettano fuori gioco da soli. […] Il nocciolo duro che dobbiamo combattere sono gruppi extraparlamentari, di operai, giovani e giovanissimi, spesso di orientamento di sinistra. […] Tutta l’operazione ruota intorno a due punti fondamentali. Uno riguarda la manipolazione delle informazioni che, come lei sa, è già in atto in altre operazioni. Il secondo invece è più sottile: sfrutta qualcosa che è già parte del loro contesto, è già nel mondo della contestazione politica, gli è familiare ma, se ben manipolato, può indebolirli fino a metterli fuori gioco […] È la droga, Onorevole”.

Il figlio peggiore di Peter D’Angelo e Fabio Valle è un romanzo scritto a partire da carte processuali e testimonianze dirette, che indaga sulle modalità con cui, in quei primi anni Settanta, fu introdotta nelle strade l’eroina “di Stato”. Una ricostruzione letteraria, dunque, che però si fonda su documenti reali, e che pertanto si presta a molteplici letture: perché oltre ad essere un godibilissimo noir, è un testo che invita anche a una riflessione che oltrepassa i limiti della fiction, per andare a indagare su ciò che è stata l’informazione nel nostro Paese, sugli intrighi tra politica e forze dell’ordine e su quei lati oscuri della storia recente che, tutt’oggi, sono ancora rimasti irrisolti.

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“Il figlio peggiore” di Peter D’Angelo e Fabio Valle, edizioni Fandango. Libri in Pillole.

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