“Il conformista” di Alberto Moravia: recensione libro

Leggere Il conformista di Alberto Moravia significa aprire una porta, varcare l’uscio ed essere catapultati in un’altra epoca: quella dell’Italia del ventennio fascista. Un’epoca in bianco e nero, in cui il ritmo della vita appare compassato, i rapporti umani rigorosamente formali. Ed è qui che troviamo Marcello Clerici, il protagonista del romanzo.

Un bambino diverso

Nel prologo del libro viene narrata l’infanzia di Marcello, che fin da bambino si rende conto di avere qualcosa di diverso rispetto ai suoi amichetti: si diverte a uccidere le lucertole, ma siccome i “grandi” gli hanno sempre detto che fare del male agli animali è una cosa brutta, sente che qualcosa non va. È solo un bambino, ma già ha la percezione di essere diverso, che il suo comportamento non rientri nei canoni della società.

“Come a scoprire in se stesso un carattere del tutto anormale, di cui dovesse vergognarsi, che dovesse mantenere segreto per non vergognarsi oltre che con sé stesso anche con gli altri e che, di conseguenza, lo avrebbe per sempre separato dalla società dei coetanei. Non c’era dubbio, egli era diverso dai ragazzi della sua età che, loro, non si dedicavano né insieme né soli a simili passatempi”.

il conformista alberto moraviaL’esperienza con Lino, un ex prete che cerca di adescarlo, lo segnerà a vita, marcando quella che sarà la strada che deciderà di intraprendere. Una strada che deve condurlo alla normalità, che deve portarlo a togliersi di dosso quel senso di anormalità che si porta dietro fin da piccolo. Ed è per questo che diventa un funzionario dello Stato fascista, ed è per questo che sposa Giulia, una ragazza normale, senza spunti, che ben si adegua alla sua necessità. Quella di diventare un uomo normale, con una famiglia normale, un uomo che sostiene il regime e che serve il regime perché è schierandosi col regime che riuscirà a diventare uno dei tanti, uno normale, un conformista.

“Ma adesso egli era veramente un uomo come tanti altri. Si fermò davanti allo specchio di un negozio e si guardò a lungo, osservandosi con un distacco obiettivo e privo di compiacimento: sì, era proprio un uomo come tanti altri, con il suo vestito grigio, la sua cravatta sobria, la sua figura alta e ben proporzionata, la sua faccia bruna e rotonda, i suoi capelli pettinati, i suoi occhiali neri”.

Ma chiaramente il prezzo da pagare è alto. Nel suo viaggio di nozze a Parigi Marcello si ritrova invischiato in una missione di Stato, di uno Stato, peraltro, sul quale incombe la Seconda Guerra Mondiale, in cui la tirannia fascista si avvia lentamente ma inesorabilmente verso la fine.

“Pensò a questo punto che, se errore c’era stato, il primo è maggiore errore era stato di voler uscire dalla propria anormalità, di cercare una normalità purchessia attraverso la quale comunicare con gli altri”.

Il ventennio fascista sullo sfondo

Il conformista è un romanzo che va letto con calma, per seguire il ritmo rallentato della narrazione e cogliere le sfumature dei temi racchiusi al suo interno. Il conflitto interiore dell’uomo alle prese con la costruzione della propria personalità, il conflitto dell’uomo con la società in cui vive e si muove, l’impotenza dell’uomo davanti ai diktat della tirannia, in cui la libertà individuale è, chiaramente, pressoché inesistente, e l’uomo diventa così un ingranaggio di un meccanismo che deve sempre e comunque funzionare. E sullo sfondo, continuo, presente in ogni pagina del romanzo, quell’alone opaco lasciato dal ventennio fascista, tratteggiato in modo magistrale da Moravia.

“Il conformista” di Alberto Moravia, edizioni Bompiani. Libri in Pillole

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