“Full of life” di John Fante: un messaggio attualissimo che risuona con forza

Sono da sempre un convinto sostenitore della bellezza della semplicità che, molto spesso, diventa anche sinonimo di spontaneità o, se vogliamo, il contrario di teatralità, artificiosità, di complessità ingiustificata. Perché la semplicità, nella letteratura come nella vita, è una sorta di arma affilatissima che sa arrivare dritta al cuore, senza perdersi in cammini eccessivamente arzigogolati, senza la necessità di ricorrere a particolari esercizi retorici, ma è un messaggio diretto, pulito e puro che incanta e conquista immediatamente.

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Full of life di John Fante credo sia un perfetto esempio di come, in letteratura, la semplicità non sia affatto sinonimo di banalità ma, al contrario, di naturalezza, di quella genuinità che quasi commuove per il suo carattere trasparente, vivido, reale e leale. Perché questo romanzo è una straordinaria storia d’amore tra una moglie e un marito, tra un padre e un figlio, tra un genero e una nuora, tra un nonno e un nipote, tra una mamma e un figlio. Qualcuno penserà che mi sia sbagliato a scrivere, eppure è proprio così: Full of life è una celebrazione delle diverse forme dell’amore familiare, ma non di quell’amore raccontato come fosse una forma geometrica perfetta, bensì di quell’amore quotidiano fatto di spigoli e angoli dolci, di parti tenere e ruvide, di incomprensioni e riappacificamenti, di lontananze che possono sembrare incolmabili quando manca l’empatia, di gioia e sopportazione. Quell’amore, insomma, che cerca di comprendere l’altro, che ambisce a trovare un equilibrio sul quale si possa camminare insieme malgrado il costante rischio di cadere giù nel burrone.

Ecco, Full of life è esattamente il racconto di tutto questo, attraverso la storia di Fante scrittore, il protagonista del romanzo, di sua moglie Joyce e della figura indimenticabile di Nick, il padre di origini italiane con il suo carattere burbero ma allo stesso tempo con un cuore gigante. È una storia di costanti alterazioni: quella creata dalla gravidanza di Joyce, che arriva e scombussola gli equilibri della relazione col marito; quella causata dall’arrivo di Nick, che accorre per aiutare figlio e nuora a sistemare una crepa sul pavimento di casa alterando gli equilibri di coppia; quella del Fante scrittore protagonista che, preso tra tre fuochi (moglie, padre, bambino in arrivo) è chiamato alla mediazione continua per preservare uno stato di quiete che possa salvare l’intera famiglia.

Ma è anche una storia di sopportazione, dell’accettazione di ciò che dell’altro non si comprende, di quelle scelte o comportamenti che inizialmente disorientano in quanto inspiegabili, ma che invece poi vengono quasi naturalmente ricondotte alle libertà di ognuno di autodeterminarsi, di operare, cioè, scelte in totale libertà senza sottomissioni alle volontà altrui, senza soccombere davanti a spinte esterne.

Fante scrisse questo romanzo nel 1952, praticamente settantotto anni fa. Eppure questa storia è di una modernità disarmante, perché ancora attualissima nello stile, nel contenuto, nella straordinaria valorizzazione di un messaggio che oggi risuona, o dovrebbe risuonare, con forza: quello del rispetto reciproco, dell’amore come strumento di comprensione, dell’amore che non annulla l’altro ma lo accompagna dolcemente in ogni scelta, di come l’amore consista, pertanto, nell’accettare che l’altro possa essere sempre sé stesso, anche quando gli interessi sembrano entrare in conflitto con le aspettative di coppia o familiari. Per questo John Fante è ed era un gigante: perché oggi, a distanza di così tanto tempo, i suoi romanzi sono ancora attuali, vividi, semplicemente straordinari.



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“Full of life” di John Fante, edizioni Einaudi. Libri in Pillole.

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