“Fuenzalida” di Nona Fernández: recensione libro

Ambientato a Santiago del Cile, il romanzo narra la storia di una donna, sceneggiatrice di telenovelas, che un giorno trova tra i rifiuti davanti casa una foto che ritrae un uomo in kimono: quell’uomo è il padre, Fuenzalida, di cui lei fin da piccola ha saputo poco e niente. Da questo momento nel romanzo si diramano tre strade parallele, tre storie diverse che si intersecano e si legano l’un l’altra.

“Padre: uomo o maschio di altra specie animale che ha generato uno o più figli. Guida di una discendenza, una famiglia o un popolo. Autore di un’opera, inventore di qualcosa. Colui il quale ha creato. Padre della patria, padre di famiglia, padre e signore mio, santo padre, padre spirituale, padre nostro. Papà, papi, papino, paparino, vecchio. Una parola che trovo strana. Ho sempre usato un nome al suo posto. Il suo nome: Fuenzalida. Ernesto Fuenzalida.”

Quella della donna separata dal marito, madre di un bambino, Cosme, che la spinge a indagare sull’identità di Fuenzalida; quella di Fuenzalida, un maestro di arti marziali che permette all’autrice di aprire una finestra sugli anni bui della dittatura cilena di Pinochet, durante la quale le persone venivano torturate o fatte sparire; quella di una telenovela trasmessa dalla televisione nell’ospedale in cui Cosme è ricoverato per un incidente domestico, attraverso la quale da una parte l’autrice svela le caratteristiche principali che non devono mancare in una sceneggiatura e in un romanzo, e dall’altra crea un parallelo tra finzione e realtà nel quale il confine diventa piuttosto labile.


Un romanzo particolare, fluido, il cui punto di forza è senza dubbio la parte relativa alla memoria storica di un periodo decisamente buio della storia del Cile.

“Fuenzalida” di Nona Fernández, edizioni Gran Vía. Libri in Pillole.

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