Big Banana è un romanzo ambientato a New York, negli Stati Uniti di fine millennio in cui i protagonisti sono i latinos. Migranti che hanno lasciato i loro rispettivi Paesi per cercare fortuna nella terra del sogno americano. Ed è qui che si muove Eduardo, l’honduregno che viene dal paese delle banane, che sogna di affermarsi nel mondo del cinema e di diventare un grande attore di Hollywood.
Al suo arrivo nella city americana, però, non ci sono né telecamere né giornalisti ad attenderlo, perché il sogno si costruisce a partire da zero. Dunque sono le necessità primarie a occupare il suo da fare quotidiano: cercare un appartamento a prezzi economici, trovare un qualsiasi lavoro che gli dia sostentamento e che gli permetta di avere i soldi per telefonare ogni sera a Mirian, la sua fidanzata rimasta in Honduras.
“Se New York è conosciuta come la Grande Mela, molto presto si conoscerà come La Grande Muraglia dei Lamenti o La Grande Fontana degli Sconsolati”.
L’incontro con il cileno Casagrande diventa una punto di svolta nella vita di Eduardo che entra in contatto con altri latinos di New York: José e Rosa, Leo, Andrea, il suo amico Javier, migranti la cui integrazione nella società americana risulta per lo più inesistente, e che hanno già sbattuto prima di lui contro il duro muro della realtà. Una parete contro la quale si sfracellano ogni giorno le velleità dei latinoamericani quando realizzano che il sogno americano è appunto solo un sogno.
Qui per ascoltare l’audio recensione del libro:
La disintegrazione del sogno americano vista dai migranti
“E quindi, amico, tu vorresti diventare una stella del cinema. Sei pazzo. Mi sa che dovresti tenere i piedi per terra” rise Casagrande.
“La vedi così difficile?” chiese ingenuamente.
Casagrande rise forte:
“Porca puttana, non è difficile, è impossibile. Ti immagini un bananiero a Hollywood? Come credi che potrebbero metterti sui cartelloni pubblicitari? Qui c’è il Grande Banana, the Big Banana, El Gran Banana en La Gran Manzana”.
La disintegrazione del sogno americano è una fase cruciale nella vita del migrante latinoamericano, che si ritrova così a dover convivere con una doppia identità e una doppia vita: quella latina, caratterizzata dalla perenne nostalgia del proprio Paese; quella statunitense, che lo spinge a continuare la lotta per il raggiungimento dei propri obiettivi. Come succede a José, il sub affittuario, dell’appartamento in cui vive Eduardo: nonostante viva da tanti anni a New York, non riesce a fare a meno di contare tutto in sucres, la moneta del suo paese Natale, l’Ecuador, facendo come se i dollari statunitensi non esistessero.
“Non spendeva mai più del necessario, tutti i soldi che guadagnava erano destinati esclusivamente al risparmio. […] contava tutto i sucres, la moneta nazionale dell’Ecuador. Così un dollaro diventava molti sucres e dieci diventavano mille. […] non era ammissibile che qualcuno spendesse anche un solo centesimo in qualcosa senza sapere come poter utilizzare quello stesso centesimo nel suo rispettivo paese”.
Big Banana è un romanzo fresco, frizzante, che disegna con una sagace ironia l’altra vita di New York, quella lontana dai riflettori, quella delle periferie, dove vivono e abitano i sogni di tanti migranti latinoamericani. Un libro che sorprende per la capacità di divertire e allo stesso tempo lasciare, dietro ogni sorriso, una riflessione profonda su tematiche importanti come la migrazione e l’integrazione sociale.
“Big Banana” di Roberto Quesada, edizioni Alessandro Polidoro Editore. Libri in Pillole.