“Atti umani” di Han Kang: il massacro del 1980 che cambiò la storia della Corea del Sud

Il 18 maggio del 1980 nella città di Gwangju, in Corea del Sud, una protesta popolare capeggiata principalmente da studenti e professori venne letteralmente soffocata nel sangue da un cruento intervento militare: erano stati in centinaia i giovanissimi a invadere le strade per opporsi al regime dittatoriale di Chun Doo-hwan, che si era imposto al governo in seguito a un colpo di Stato militare pochi mesi prima.

La risposta di Chun, tuttavia, fu una violentissima repressione, che diventò ben presto un enorme massacro: una moltitudine di civili, molti dei quali appunto giovani studenti, furono brutalmente uccisi, arrestati e torturati. Secondo le fonti governative fu di 165 il bilancio delle persone uccise, mentre gli storici, invece, parlano di oltre mille persone tra feriti, morti e coloro dei quali si persero completamente le tracce. Dieci giorni di orrore che, ancora oggi, costituiscono una ferita aperta nella memoria collettiva della Corea del Sud, un dolore spesso taciuto e oscurato dalla censura e dalla paura.

Atti umani di Han Kang, scrittrice premio nobel per la letteratura 2024, riporta alla luce questa storia di dolore e sofferenza, raccontando per la prima volta la tragedia vissuta dall’interno, ovvero da quei civili che furono protagonisti, testimoni e vittime della furia dell’esercito coreano. E lo fa con una delicatezza disarmante, traducendo su carta la rabbia, la disperazione e il disorientamento di chi, in quei giorni, dovette da una parte resistere alla violenza di militari senza pietà, dall’altra, sopravvivere a uno scenario apocalittico, fatto di morte e terrore. 

“All’improvviso ti viene da chiederti: quando il corpo muore, che cosa succede all’anima? Per quanto tempo indugia accanto alla sua vecchia casa? Dai una rapida ma attenta occhiata alla sala, assicurandoti che non ci siano altre candele da cambiare, e ti avvii verso la porta. Quando una persona viva ne guarda una morta, accanto al corpo non potrebbe esserci anche l’anima del defunto, che scruta la sua faccia dall’alto? Appena prima di uscire fuori, ti volti a guardare indietro. Non ci sono anime qui. Ci sono solo cadaveri ridotti al silenzio, e questo orribile tanfo putrido.”

Ciò che colpisce di più di questo romanzo non è soltanto la violenza descritta, quanto la capacità dell’autrice coreana di dare voce al senso di vuoto e all’incredulità di chi si è ritrovato di fronte alla spietata crudeltà del regime dittatoriale, sentendosi obbligato, allo stesso tempo, di trovare le forze per proseguire una lotta necessaria per combattere da dentro un sistema marcio, dispotico e fascista, sventolando in alto i vessilli della libertà e della democrazia.

“Ci battiamo per la giustizia, sì, sì!
Viviamo insieme e moriamo insieme, sì, sì!
Meglio morire in piedi che vivere in ginocchio:
ci battiamo per la giustizia!”.

Atti umani è un doloroso libro, un romanzo che scava nel passato più torbido della storia per ricordare come, dietro a ogni tragedia, ogni massacro, ogni strage, ci siano nomi, corpi e volti: ed è per questo che raccontarli diventa un atto di resistenza e memoria, affinché il ricordo di chi fu protagonista della battaglia per la libertà non sbiadisca, né si perda nel dimenticatoio. 


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“Atti umani” di Han Kang, edizioni Adelphi. Libri in Pillole.

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