Si tratta di una poesia, questa di Carmine Valentino Mosesso, che è figlia di quella di Franco Arminio, ma ad altre latitudini. Mi sono immerso nei versi di questo giovane poeta molisano e ho potuto apprezzarne la forza, l’urgenza, la sincerità.
L’etichetta di Poeta contadino che qualcuno ha già messo a questo giovane, neanche trentenne che viene dall’alto Molise, risulta per certi versi riduttiva. Nei brevi Poemi raccolti in “La Terza Geografia“, nuovo libro Neo Edizioni che va ad arricchire la collana di poesia della casa editrice di Castel di Sangro, si sente forte il legame con la sua terra, con la Maiella e l’Appennino in generale. Con i borghi dimenticati dai giovani, con le facce ruvide e le mani segnate di chi lavora i campi. Ma non solo: Mosesso ci parla di emigrazione e ritorno alle origini, di amore e silenzio, di speranze di riscatto per un territorio maltrattato, di sogni che non sempre si realizzano, ma che è bello comunque immaginare.
Impossibile separare la scrittura dalla vita personale dell’autore. Leggiamo dalla sua biografia: “dopo la laurea in Agraria ha fatto ritorno nella sue terre appenniniche e le ha letteralmente abbracciate. Ci ha immerso le mani, ha costruito una fattoria dove coltiva e alleva animali e, nel mentre, quando va al pascolo, scrive le sue poesie.”
Il libro si divide in 5 sezioni, e una postfazione scritta da Walter Miraldi: La terza geografia, La medicina del paesaggio, Madre-paese, Poesie d’amore, Esercizi di una nuova umanità. Ci sono questi temi ricorrenti, in quello che è il primo libro di poesie dell’autore molisano: i paesi dell’entroterra, i campi, la fatica. I silenzi, gli anziani, la lentezza, le piccole cose, i gesti minimi e coraggiosi. Da queste tematiche, la poesia dell’autore si amplia e spazia, diventando uno sguardo dall’alto su paesini e montagne, un totale e completo canto d’amore all’Appenino centrale e ai suoi borghi.
Anche quando brevi, alle volte brevissime – cinque, sei versi – le poesie di Mosesso scavano come un aratro un solco nell’anima. Lasciano riflettere, lasciano il segno. E mostrano una parte del nostro paese, della Penisola, distante anni luce dal caos metropolitano, che anzi, rappresenta un’altra faccia del vivere moderno, al quale in molti, anche giovanissimi stanno tornando con sempre maggiore frequenza. Stanchi dei contratti precari nei settori digitali, stanchi degli stage e degli sfruttamenti lavorativi, i giovani tornano alla terra, stufi di promesse non mantenute e immaginano una vita più slow, vogliono mettere delle radici in un territorio che possa offrire qualcosa, anche se diverso da ciò che era stato immaginato.
Leggere le poesie di Mosesso ci porta quasi in un’altra dimensione, distante da chi vive le metropoli caotiche, per certi versi molto affascinante. Alberi, animali, erba, fiori, campi. Il vento, la neve, le nuvole, le strade impervie e non asfaltate. A ogni verso, una sorpresa preziosa.
Per capire un paese
devi stenderti nelle cantine,
fare il nido nei silenzi,
lasciar affiorare i canti che hai dentro.
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Carmine Valentino Mosesso (1994), vive a Castel del Giudice, piccolo borgo dell’Alto Molise, dove ha fatto ritorno. Laureato in Agraria, è socio fondatore di un’azienda agricola gestita insieme alla sua famiglia. Alla cura dei campi e degli animali, affianca un forte impegno civile e politico per il riscatto dei paesi dell’Italia interna e dei territori cosiddetti marginali, e sempre centralissimi nella sua poesia. È attivissimo nel suo territorio e sui social per dare voce e mettere in rete le tante realtà rurali che perseguono lo stesso obiettivo.
“La terza geografia” di Carmine Valentino Mossesso, edizioni Neo. Libri da Leggere.