“Reykjavìk café” di Sólveig Jónsdóttir: l’Islanda di quattro donne

“Reykjavìk café” di Sólveig Jónsdóttir è uno di quei libri corali, in cui le storie si intrecciano fra loro e ruotano attorno a un perno comune. In questo caso, il perno è quel cafè che dà il nome al libro.

Si tratta di una lettura leggera e piacevole, uno di quei libri confortevoli da leggere quando si ha voglia di storia di rinascita e ricostruzione, che diano speranza. Pur non avendo ambizioni letterarie, l’ho trovato interessante sotto alcuni punti di vista.

Hervör fa la cameriera e ha una storia complicata con un professore più grande di lei, Karen deve affrontare una perdita devastante e soffoca il dolore in una vita sregolata che la fa soffrire ancora di più, Silja e Mía condividono lo stesso destino: un amore finito per via di altre donne. In una freddissima Reykjavík, queste quattro ragazze alla soglia dei trent’anni ricostruiranno le loro vite, cadranno, si incontreranno, si aiuteranno, si odieranno, senza mai legare davvero.

Non amo le raccolte di racconti e, nonostante questo, mi sono trovata più volte a leggere libri corali, piccoli mosaici letterari dove ogni tassello sta vicino a un altro, in modo più o meno consapevole. Non tutti mi sono piaciuti, perché spesso le voci sono troppe, si sovrappongono, si mischiano e confondono. “Reykjavík Café”, invece, nella sua leggerezza, è stata una lettura piacevole. Le vite delle protagoniste si intersecano in modo chiaro ed è quindi poi facile seguirle lungo i loro binari e le storie, seppur tutte accomunate da un bisogno di rivalsa, sono diverse e sfaccettate.

Jónsdóttir scrive in modo fluido, la lettura scorre veloce e riesce a far apprezzare un libro che, seppur non originale o profondissimo, risulta piacevole. Sono tornata ogni volta ad aprire “Reykjavík Café” con la voglia di sbirciare nella vita di quattro amiche, con quella curiosità che si ha nei confronti di qualcuno da cui stai lontano per un po’ e di cui sei in qualche modo responsabile, come per vedere come se la sta cavando. La risposta è stata: a volte bene, a volte male, come nella realtà.

Interessante lo spaccato della vita islandese che emerge pagina dopo pagina: l’ho trovato la vera forza del libro, perché racconta, incastonandola nelle storie, la quotidianità di chi vive lassù, in un posto dove tutti si conoscono e dove è facile incontrarsi, dove uscire vuol dire affrontare temperature rigide e dove i turisti sono sempre più presenti.

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“Reykjavík Café” di Sólveig Jónsdóttir, Marsilio editore

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