“I PILASTRI DELLA TERRA” di Ken Follett era una mia grande mancanza, tra la mole e la fama mi sentivo schiacciata dal peso di un impegno simile. Poi l’incontro a un mercatino dell’usato e all’improvviso quelle mille pagine di puro Medioevo sono diventare irresistibili. E, pagina dopo pagina, ho capito perché in tanti lo hanno amato.
“L’eccesso di orgoglio è un peccato molto diffuso, ma un uomo può frustrare altrettanto facilmente il volere di Dio per eccesso di umiltà.”
XII secolo, Inghilterra. Tutto inizia con un’impiccagione e una maledizione, ottime premesse per un romanzo ambientato nel Medioevo. Poi c’è un salto temporale di quindici anni e le vite di alcune persone appartenenti a fasce diverse della popolazione si intrecciano intorno al cantiere di una cattedrale in costruzione. Ci vuole qualche centinaio di pagine perché effettivamente si inizi ad avere un progetto simile in mente, ma piano piano il sogno di Tom il costruttore di dirigere i lavori per innalzare una cattedrale si realizza. Tom è un omone buono, burbero e un po’ ottuso (ma anche no, dipende) che ha perso la moglie e si è rifatto una famiglia: viaggia con Alfred e Martha, i suoi due figli, ed Ellen e Jack, la nuova compagna e il figlio di lei. La sua strada incontra prima quella William Hamleigh, signorotto locale viziato e violento; poi quella di Aliena, donna determinata e che ha perso tutto in seguito a circostanze più grandi di lei e infine quella del priore Phillip, devoto uomo di chiesa, che per fortuna ha dei momenti criticabili, altrimenti sarebbe risultato assai fastidioso nella sua rettitudine. Fra rivolte, congiure, battaglie, incendi e violenza, le vite di questi attori si muoveranno subendo ancora l’eco di quella lontana maledizione con cui si è aperto il volume.
L’unica cosa che sapevo de “I pilastri della Terra” di Ken Follett, prima di leggerlo, era che si parlava di una cattedrale ed era ambientato nel Medioevo.
La sua fama era arrivata fino a me in modo molto vago quindi non sapevo cosa aspettarmi e ho scelto di non leggere la trama, ma di lasciarmi guidare dalla narrazione. La prima cosa che lodo è la capacità di Follett di mettere del buono nei cattivi e delle zone d’ombra nei buoni: il ragazzo ricco e viziato ha dei momenti in cui si concede di provare a immaginarsi come una brava persona, ma l’insicurezza e il bisogno di consolidare la propria autorità hanno la meglio; il priore pio e irreprensibile si lascia sedurre dal potere e impone le sue regole agli altri, noncurante della sofferenza che provoca; il buon padre e marito sogna una donna non sua e perdona al figlio maschio qualsiasi marachella. Quindi sì, i buoni sono chiaramente “i buoni” e i cattivi “i cattivi”, ma c’è spazio per le sfumature.
L’altra cosa che mi è piaciuta è la capacità di Follett di rievocare un’epoca lontana in tutti i suoi aspetti: dalla vita monastica alla povertà dilagante, dalla fragilità della posizione femminile alla barbarie degli scontri. Tutto trasuda storia senza essere pedante, cosa fondamentale quando si parla di romanzi storici: non è saggistica, ma l’autore non può nemmeno dimenticare di dover giocare secondo delle regole precise.
Per quelle cinque persone sulla faccia della Terra che, come me, hanno ignorato fino a oggi “I pilastri della Terra” consiglio quindi di vincere le proprie reticenze e immergersi nella lettura, perché le oltre mille pagine scivolano via con pochi momenti di rallentamento, nonostante l’unico mistero da svelare sia lasciato per molto tempo nell’ombra e tutto il resto, dalle congiure alle storie d’amore, avvenga alla luce del sole.
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“I pilastri della Terra” di Ken Follett, Mondadori.