“Il paesaggio geometrico dei quartieri e persino i colori avevano un’aria provvisoria, tutta una filigrana di energia, e, se uno acuiva la vista e una certa follia latente, si riusciva anche a sentire la tristezza sotto forma di veloci scintille, un po’ come uno Speedy Gonzales che scivolasse senza ragione o con qualche ragione segreta sulle grandi strade del DF. Non una tristezza malinconica ma una tristezza demolitrice, paradossale, che chiamava alla vita, alla vita radiosa, ovunque fosse”.